Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Insegnamento della cultura veneta sì, del dialetto veneto no

Non si placa la polemica suscitata dalla proposta del ministro Zaia di introdurre l’insegnamento del dialetto veneto (o lingua come altri la chiamano) a scuola, che ha visto il ministro Gelmini piuttosto freddina.

Il Corriere del Veneto di oggi riporta due interventi di esponenti del centro destra contrari alla proposta di Zaia.

Altro che dialetto veneto – dice Lia Sartori candidata alle prossime elezioni europei nelle liste del Pdl – se vogliamo avere un ruolo in Europa è indispensabile conoscere bene l’inglese scritto e parlato… Il dialetto si impara in famiglia, nel luogo in cui si vive; che bisogno c’è di insegnarlo a scuola? Se vogliamo continuare a stare in Europa dobbiamo spingere perché i nostri giovani imparino e conoscano altre lingue, non che studino il dialetto che sanno già“.

Le fa eco l’assessore regionale all’istruzione del Veneto, Elena Donazzan: “Non sopporto più di vedere svilita e relegata al dialettismo la nostra cultura veneta.”

Dopo aver elencato i nomi di moltissimi famosi scrittori del Veneto (terra di grandissimi scrittori e letterati), Donazzan annuncia che dopo le elezioni europee intende presentare una delibera regionale per incrementare nelle scuole lo studio dei grandi veneti della letteratura.   

Attraverso un concorso regionale solleciterà le scuole delle province venete ad adottare uno dei grandi veneti della letteratura.

Questo è un modo – dichiara l’assessore – per legare gli studenti alla nostra identità e cultura, che è tutt’altro dalla sagra paesana e dal provincialismo del dialetto“.

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