Infanzia: docenti in aumento e tasso di precarietà ancora critico

Dieci anni fa il tasso di precarietà nella scuola dell’infanzia, con 10.103 docenti non di ruolo, era mediamente dell’11,7% rispetto agli 86.068 docenti in servizio; nel 2009-10, con 10.001 docenti precari, il tasso era sceso all’11%, calcolato sui 91.198 in servizio (5mila in più rispetto a dieci anni prima), rimanendo, quindi, a livelli critici.

Allora era l’Emilia Romagna ad avere la percentuale più elevata di docenti precari (20,2% del totale dei docenti in servizio), seguita dalla Lombardia con un tasso del 19,2%, mentre ben altra era la situazione di precarietà di scuole dell’infanzia di alcune regioni meridionali o centrali, come, ad esempio, quelle della Calabria con il 2,4% di docenti non di ruolo, quelle dell’Umbria con il 4,5% o della Basilicata con il 5,5%.

Nel 2009-10 la precarietà si è spostata ulteriormente nel centro-nord tanto che in quelle aree si sono concentrati i tre quarti dei precari dell’infanzia.

L’Emilia-Romagna ha conservato il negativo primato della percentuale più elevata di docenti precari (19,4%), ma quasi tutte le regioni del Nord e del Centro hanno fatto registrare un tasso di precarietà al di sopra di quello medio nazionale.

La Calabria, con il 3,6% di docenti non di ruolo, è rimasta ai livelli più bassi della precarietà del personale docente delle scuole dell’infanzia, seguita dalla Campania che, con il 3,9%, è rimasta, comunque, sotto il 4% di precarietà.

In questo sostanziale ulteriore spostamento della precarietà dal sud al nord ha avuto, da una parte, un peso considerevole l’aumento di sezioni della scuola dell’infanzia al nord per aumento di iscrizione dei bambini figli di extracomunitari e, dall’altra, la flessione di iscritti (e di sezioni) nei territori meridionali per effetto del decremento demografico.