
Indicazioni Nazionali, Consiglio di Stato sospende parere: richiesta di revisioni profonde

Troppe lacune nell’Analisi di Impatto e dubbi su risorse e tempi. Sotto osservazione anche il latino e la coerenza con l’art. 34 della Costituzione. Le Indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo non superano il vaglio del Consiglio di Stato, che in un documento diffuso nelle ultime ore mette in dubbio la conformità del nuovo schema a diverse disposizioni legislative nazionali e raccomandazioni europee. L’organo consultivo sospende l’espressione del parere e chiede una serie di adempimenti.
I giudici di Palazzo Spada contestano soprattutto l’Analisi di Impatto della Regolamentazione (AIR), giudicata “inadeguata”: mancano evidenze misurabili, indicatori, dati sulla scuola dell’infanzia, analisi delle alternative e un vero confronto con le Indicazioni del 2012. Restano vaghe espressioni come “dispersione digitale” o “glocale”, e non viene esplicitato come siano state trattate le osservazioni del CSPI.
Sul piano finanziario, pur in presenza della clausola di invarianza e del bollino della Ragioneria, non c’è una validazione formale della copertura. La Sezione invita a sciogliere i dubbi concreti sull’effettiva disponibilità di mezzi e risorse.
Il Consiglio di Stato chiede anche correzioni sul regime transitorio: dal 2026/27 partiranno infanzia e prime classi del primo ciclo, ma con un’applicazione scaglionata che vedrà il superamento completo delle vecchie Indicazioni solo nel 2030/31. In anticipo, dal 2027/28, l’introduzione della storia nelle terze primaria.
Particolare attenzione al latino nella secondaria di I grado: la sua facoltatività rischia di ampliare i divari; l’organizzazione di un’ora settimanale appare complessa e precaria, in attesa di un quadro orario aggiornato. Tra le osservazioni specifiche figurano:
– indeterminazione finanziaria;
– assenza di dati per la scuola dell’infanzia e disomogeneità temporale delle evidenze;
– perplessità sull’insegnamento facoltativo del latino (LEL), con il rischio di aumentare le disparità tra studenti e di creare problematiche organizzative per il personale docente.
Secondo il Consiglio manca una descrizione puntuale delle inadeguatezze delle Indicazioni vigenti e delle parti ritenute carenti; l’analisi dei “cambiamenti epocali” è giudicata superficiale. Viene inoltre segnalata l’omissione del settore editoriale tra i destinatari.
Concetti vaghi e misurabilità assente
Sono ritenute eccessivamente vaghe espressioni chiave come “rigenerazione del paradigma formativo” e “dispersione digitale”, prive di definizioni univoche, dimensionamento del fenomeno, strumenti correttivi e indicatori misurabili.
Parere CSPI e latino (LEL)
Il documento segnala una parziale considerazione del parere del CSPI: mancano motivazioni adeguate sul mancato recepimento di alcune osservazioni, specie sull’impostazione di storia. Per il latino a scelta (LEL) si paventano rischi di disparità tra studenti e criticità organizzative per il personale, aggravate dall’indeterminatezza sul momento della sua integrazione nel quadro orario.
Coerenza normativa e forma
Si chiede di allineare alcune locuzioni all’articolo 34 della Costituzione, riferendosi a “tutti” e non ai soli “cittadini”. Vengono infine rilevate numerose imprecisioni formali, refusi e la necessità di una revisione linguistica sia dello schema di regolamento sia delle Indicazioni.
La conclusione è netta: “Si sospende l’espressione del parere, nelle more degli adempimenti di cui in motivazione». In sintesi, il parere resta sospeso in attesa degli adempimenti richiesti”.
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