Indicatori OCSE: I punti di forza dell’Italia

La scuola dell’infanzia continua ad essere il fiore all’occhiello del nostro sistemo educativo, almeno sotto il profilo quantitativo. L’Italia mantiene una delle più alte percentuali di partecipazione all’istruzione nella fascia 3-4 anni.
Significativi progressi sono stati fatti nella riduzione delle differenze di genere che per molto tempo hanno ristretto la partecipazione delle donne ai livelli superiori dell’istruzione. Oggi l’Italia, come detto, si colloca tra i paesi con più alta proporzione di donne che prendono una laurea (61%) sul totale dei laureati. Il numero di donne laureate in scienze matematiche e informatiche eguaglia quello degli uomini, mentre per molti altri paesi OCSE permane una forte svantaggio a sfavore delle donne.
Il rapporto OCSE prende in esame anche le politiche di decentramento delle decisioni educative e osserva che sebbene il governo centrale abbia tuttora un peso leggermente superiore alla media dei paesi OCSE, tra il 1998 e il 2003 la percentuale di decisioni prese a livello di scuola e di autonomie locali è aumentata rispettivamente di 15 e 11 punti, mentre, di converso, la percentuale delle decisioni prese dal governo centrale è diminuita di 18 punti. Un segno questo che le riforme avviate con la legge delega n. 59 del 1997 e con i provvedimenti successivi hanno inciso, seppur modestamente, sulla realtà. Che rimane sempre distante dalla media degli altri paesi più evoluti: la percentuale di decisioni importanti sull’impiego delle risorse affidate alle scuole è del 17% (media OCSE 41%); la percentuale di decisioni importanti in materia di gestione del personale affidate alle scuole è del 33% (media OCSE 44%).