Secondo il commissario straordinario dell’Invalsi Paolo Sestito e il responsabile dell’area prove Roberto Ricci i risultati delle indagini internazionali possono offrire indicazioni non tanto alle singole scuole (questo è invece il principale obiettivo delle prove nazionali Invalsi, che hanno carattere universale), quanto ai decisori politici perché offrono un quadro dei punti di forza e di debolezza del sistema scolastico complessivamente considerato.
I dati della IEA Pirls e Timss, come quelli di Pisa, evidenziano con chiarezza, per esempio, gli squilibri territoriali tra Nord e Sud e, nel caso di Pisa, anche quelli per tipologia di scuola. Il confronto dei dati al quarto e all’ottavo anno consente di cogliere gli elementi di continuità o discontinuità, soprattutto se le prove vengono sostenute dalle stesse coorti di studenti. Non solo: l’analisi dei risultati delle prove, che toccano i diversi ambiti delle singole discipline (per esempio geometria e calcoli numerici per matematica, o chimica, fisica e scienze naturali per scienze) possono suggerire misure di riequilibrio nella definizione degli obiettivi della materia, o dare indicazioni per la formazione iniziale e in servizio dei docenti.
Il commissario Sestito ha anche accennato all’ipotesi che il miglioramento realizzato dagli studenti italiani in matematica (terza media) possa essere posto in relazione con l’inserimento della prova standardizzata di matematica nell’esame di terza media, mentre il calo nella performance delle studentesse di IV primaria in comprensione della lettura potrebbe essere almeno in parte spiegato con il minor peso assegnato, nelle prove stesse, ai testi di tipo narrativo rispetto a quelli di tipo espositivo, per i quali esse mostrano minore attitudine (il che suggerirebbe strategie da assumere a livello nazionale mirate a fronteggiare questo problema).
Commentando le difficoltà incontrate comunque dagli studenti italiani nel loro complesso nel rispondere agli item che testano il dominio cognitivo del ragionamento, il sottosegretario Elena Ugolini ha a sua volta detto che “questo potrebbe essere dovuto ad una didattica ancora troppo nozionistica”.
Insomma, dalle indagini internazionali e da quelle nazionali, che in misura crescente ne stanno adottando metodi e strumenti di rilevazione e analisi, si possono ricavare indicazioni importanti per i decisori politici. Che però faranno bene a procedere con cautela, puntando prima di tutto sulla formazione dei docenti anche per evitare un generalizzato e opportunistico teaching to the test.
Registrati a tuttoscuola
Benvenuto su Tuttoscuola.com!
Registrati a tuttoscuola
Grazie per esserti registrato
controlla il tuo indirizzo di posta per attivare il tuo abbonamento