Il vincolo quinquennale sul tavolo del confronto tra il ministro e i sindacati sulla mobilità

All’apertura del tavolo di confronto sulla mobilità del personale, tempestivamente avviato dal ministro Bianchi per trattare con i sindacati della scuola la prima delle numerose problematiche iscritte nella sua agenda, i sindacati hanno calato unanimemente un carico pesante: la rimozione del vincolo quinquennale della permanenza in sede dei docenti neo-immessi in ruolo a cominciare da questo anno scolastico 2020-21.

Si tratta di una disposizione contenuta nella legge 196/2019, quando era ministro all’istruzione Lorenzo Fioramonti, una norma che, oltre al vincolo assoluto di permanenza in sede per un quinquennio, è stata blindata da possibili interventi di disapplicazione da parte dei contratti. 

A decorrere dalle immissioni in ruolo disposte per l’anno scolastico 2020/2021, i docenti a qualunque titolo destinatari di nomina a tempo indeterminato possono chiedere il trasferimento, l’assegnazione provvisoria o l’utilizzazione in altra istituzione scolastica ovvero ricoprire incarichi di insegnamento a tempo determinato in altro ruolo o classe di concorso soltanto dopo cinque anni scolastici di effettivo servizio nell’istituzione scolastica di titolarità Le disposizioni non sono derogabili dai contratti collettivi nazionali di lavoro”.

Sulla mobilità dei docenti ci sono stati in precedenza altri vincoli portati dalla legge sulla Buona Scuola che sembravano insormontabili e tassativi, ma i sindacati convinsero l’allora ministra Fedeli a sospenderne l’applicazione e la disposizione perse la sua efficacia.

Anche il ministro Bianchi, che dimostra di tenere in grande considerazione le buone relazioni sindacali, vorrà adottare lo stesso metodo di sospendere l’applicazione di quel rigido vincolo?

Avrà l’intenzione e il potere di farlo?