Il risiko del Buona Scuola

Il risiko – anzi risiKo, come si dovrebbe correttamente scrivere – della Buona Scuola sembra essere arrivato a un appuntamento decisivo: quello in cui gli schieramenti in campo, peraltro tutt’altro che compatti al loro interno, giocheranno le loro carte per tentare di (ab)battere l’avversario.

Già, ma chi è l’avversario? Nel caso del Ddl ‘Buona Scuola’ si vede bene che dietro il logo della riforma si staglia la figura non certo del ministro competente in materia (come fu per Berlinguer o Moratti, e perfino per Gelmini) ma direttamente quella del capo del Governo, quel Matteo Renzi che sull’importanza prioritaria della riforma scolastica ha costruito immagine e carriera politica, dalle Primarie del Pd alla scommessa della defenestrazione da Palazzo Chigi del suo predecessore e compagno di partito Enrico Letta.

Dunque nel risiKo in corso colpire e affondare la Buona Scuola in qualche punto vitale significherebbe infliggere una sconfitta all’Avversario, che non è il Preside-Sceriffo ma l’“uomo solo al comando”, come gli antirenziani – soprattutto quelli di casa sua – definiscono il decisionista Renzi riferendo a lui (ma con spirito malevolo) la celebre espressione inventata dal giornalista Mario Ferretti per celebrare un’epica vittoria di tappa del grande Fausto Coppi nel Giro d’Italia del 1949.

Le ultime notizie riferiscono di un Renzi particolarmente cauto sulla legge, più cauto del ministro Giannini, che ha parlato di “ultimo miglio” (http://tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=36222) per il provvedimento, sul quale la Commissione Cultura e Istruzione del Senato comincerà a votare nella settimana che comincia oggi. E’ difficile che Renzi si rassegni a vedere stravolta la “sua” legge, ma ha anche bisogno di farla avanzare. Bisognerà vedere se il prezzo che è disposto a pagare non intaccherà la sua immagine di leader decisionista e vincente.