La drastica flessione del tempo prolungato, oltre ad una disaffezione generale dal modello, ha una delle sue principali cause nella disposizione gelminiana del DPR 89/2009 che dispone Le classi funzionanti a «tempo prolungato» sono ricondotte all’orario normale in mancanza di servizi e strutture idonei a consentire lo svolgimento obbligatorio di attività in fasce orarie pomeridiane e nella impossibilità di garantire il funzionamento di un corso intero a tempo prolungato.

Cinque anni fa in Molise su 480 classi di scuola media ve n’erano 136 (28,3%) funzionanti a tempo prolungato che accoglievano circa un quarto della popolazione scolastica del settore. Quest’anno tutte le classi funzionano a orario normale, perché il tempo prolungato è stato completamente cancellato.

Una situazione simile, se pur meno radicale, si è verificata in Emilia Romagna dove cinque anni fa funzionavano a tempo prolungato 948 classi (20,5%) che accoglievano quasi 21 mila alunni.

Quest’anno le classi funzionanti a tempo prolungato sono soltanto 249, il 5% di quelle esistenti: gli alunni accolti sono 15mila di meno. E tutto ciò anche se nella regione emiliana, come nel resto del Nord, le classi sono aumentate.

Nel Nord Est la flessione delle classi a tempo prolungato assomiglia ad un crollo: sono passate dal 22,5% del 2008-09 al 9,9% di quest’anno (1.500 classi sono tornate all’orario normale).

Il Nord Ovest ha riportato circa 1.900 classi alle normali 30 ore settimanali.

In Sicilia sono ritornate all’orario normale circa mille classi. La Campania, pur mantenendo una modesta percentuale di classi a tempo prolungato, ha fatto registrare in assoluto la flessione più contenuta attestandosi al 13,8% di classi a tempo prolungato.

Nel complesso si ha l’impressione che, se l’Amministrazione scolastica accerterà con rigore la sussistenza dei requisiti richiesti, il tempo prolungato potrebbe subire il ko definitivo, con miglior impiego delle risorse d’organico recuperate.