‘Il mio Oreto’: progetto di Service Learning per far sentire i ragazzi parte del cambiamento

Di Alessandra Marian Dia*

Non sei mai troppo piccolo per fare la differenza”, tuona in uno dei suoi discorsi Greta Thunberg; parole che risuonano nell’aria calda di una mattina di settembre e che iniziano una riflessione che non può e non deve concludersi. Inizia così la nostra avventura, il nostro nuovo progetto di Service Learning, basato su una proposta pedagogica che unisce il Service (la cittadinanza, le azioni solidali e il volontariato per la comunità) e il Learning (l’acquisizione di competenze professionali, metodologiche, sociali e soprattutto didattiche), affinché gli allievi possano sviluppare le proprie conoscenze e competenze attraverso un servizio solidale alla comunità. Il problema individuato è riferibile allo stato di degrado in cui versa il nostro fiume ormai da decenni; la motivazione parte dall’interesse per i problemi connessi al cambiamento climatico, all’inquinamento e alla partecipazione avvenuta nel mese di settembre al “Friday for future”. I ragazzi hanno espresso il bisogno di sentirsi parte del cambiamento, di avviarlo nel loro piccolo ed il punto di partenza è stata una riflessione su cosa “possiamo fare noi adesso”. L’attenzione è ricaduta proprio sul fiume Oreto, poiché Palermo è una città non solo di mare ma anche di fiume. E allora, durante l’a.sc. 2021/2021  l’impegno si è concretizzato nel dare voce e nel denunciare il degrado e l’abbandono dell’Oreto per potere, con adeguati interventi e progetti, dare vita ad un vero e proprio parco fluviale fruibile da tutti i cittadini. Gli obiettivi del progetto sono riconducibili a quelli dell’Agenda ONU 2030; in modo particolare sono stati evidenziati i seguenti traguardi:

Goal 6: Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie; 6.3 Entro il 2030, migliorare la qualità dell’acqua riducendo l’inquinamento, eliminando le pratiche di scarico non controllato e riducendo al minimo il rilascio di sostanze chimiche e materiali pericolosi, dimezzare la percentuale di acque reflue non trattate e aumentare sostanzialmente il riciclaggio e il riutilizzo sicuro a livello globale; 6.6 Entro il 2020, proteggere e ripristinare gli ecosistemi legati all’acqua, tra cui montagne, foreste, zone umide, fiumi, falde acquifere e laghi.

Il gruppo classe, con l’instancabile presenza della prof.ssa Impresario, ha studiato il problema, si è confrontata con la Pubblica Amministrazione e ha incontrato esperti delle principali associazioni ambientaliste. È stato entusiasmante, anche per me, vedere dei ragazzi appassionarsi ad un tema così attuale, effettuare ricerche sui dati ambientali, ripercorrere la storia della Palermo dei secoli scorsi, confrontarsi, non senza timore, con il concetto di sostenibilità. Gli innumerevoli sopralluoghi soprattutto in vicinanza alla sorgente dell’Oreto ci hanno mostrato una realtà del tutto sconosciuta e i progetti futuri per il fiume prevedono un recupero naturalistico nel tratto che dalla foce si estende fino al ponte Corleone. Ma il disegno comporta anche la rimozione dei detrattori ambientali, discariche, manufatti abusivi, interventi per il ripristino, ove necessario, della flora autoctona. Il piano include anche la creazione di sentieristica e ponti per la fruizione dell’area, il recupero di alcuni immobili abbandonati per la creazione di un museo naturalistico, un’area didattica ed un centro di accoglienza per i visitatori. Un programma ambizioso ma al tempo stesso stupefacente che può restituire al nostro Oreto la sua dignità.

Nel portare avanti il lavoro, gli studenti hanno messo alla prova, in contesti reali, non solo le abilità e le competenze previste dal loro curriculum scolastico ma anche gli orientamenti internazionali, che esplicitamente raccomandano di collegare gli apprendimenti disciplinari alle competenze chiave di cittadinanza. Attraverso questo tipo di esperienza, che integra apprendimento e servizio, i ragazzi hanno interiorizzato importanti valori (giustizia, legalità, uguaglianza, rispetto e cura per l’ambiente) sviluppando anche comportanti pro sociali, come l’aiuto, il servizio, la condivisione, l’empatia, il prendersi cura dell’altro, la solidarietà. Gli studenti sono stati protagonisti in tutte le fasi del progetto, dalla rilevazione dei bisogni, alla progettazione degli interventi, alle azioni messe in campo, alla valutazione degli esiti. Hanno sperimentano, in questo mondo, la fiducia nei loro confronti, e diventando capaci di assunzione di responsabilità, di migliorare la qualità di vita delle persone, prendendosi cura degli altri e dell’ambiente. La nostra comunità scolastica si è aperta sempre più al dialogo con i diversi attori presenti sul territorio: le famiglie, gli enti locali, il mondo produttivo, il Terzo Settore, il volontariato. Se, da un lato, la scuola è una risorsa per il territorio e un’occasione di sviluppo, dal momento che interviene direttamente con la propria azione educativa nella formazione dei futuri cittadini, dall’altro gli Enti e le Associazioni presenti sul territorio possono fornirle un sostegno e uno stimolo utilissimi, considerandola un proprio patrimonio da preservare e sviluppare ulteriormente. Ma il benefico principale dei ragazzi è stato sentirsi parte di una realtà più grande di loro, partecipare al complesso cambiamento e alle sfide per il futuro. Il problema è oggi particolarmente sentito dalle nuove generazioni che sentono il grido soffocato della nostra Terra e il bisogno di agire. Ecco perché la scelta di questo tema, la divulgazione ai compagni di scuola più piccoli, fino ad arrivare alla scelta finale di “adottare” un pezzo del nostro fiume, vicino alla sorgente. E sentirsi costruttori del proprio futuro.

E questa nostra vita, via dalla folla, trova lingue negli alberi, libri nei ruscelli, prediche nelle pietre, e ovunque il bene”. (William Shakespeare)

*Referente Service Learning e finzione strumentale innovazione didattica I.S. “Einaudi Pareto” – Palermo

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