Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Il fattore identitario: l’esperienza dell’I.C. Madre Teresa di Calcutta

Lo scorso 5 giugno si è tenuto un interessante Convegno con la partecipazione attiva delle scuole di Artena, Carpineto Romano, Colleferro, Gavignano, Montelanico, Segni e Valmontone, dal titolo “Il fattore identitario della scuola territoriale”. Il Convegno è stato promosso dalle Dirigenti Scolastiche Dott.ssa Marika Trezza e Dott.ssa Patrizia Fiaschetti rispettivamente dell’I.C. Colleferro II e I.I.S. di Via Gramsci – Valmontone, per dialogare sulla necessità di intensificare i rapporti tra scuola e territorio al fine di mantenere l’azione educativa in contatto con la realtà del mondo circostante. Tra i partecipanti al Convegno l’I.C. Madre Teresa di Calcutta di Valmontone che ci ha inviato la sua buona pratica nell’ambito della rendicontazione sociale, nata proprio da quel Convegno. La pubblichiamo di seguito.

L’esperienza dell’I.C. Madre Teresa di Calcutta

Stimolati dalla partecipazione al convegno “Il fattore identitario” che si è svolto a Colleferro il 5 giugno scorso e, pur consapevoli che quella fosse l’occasione ufficiale per rendicontare le attività della scuola, sentivamo l’esigenza, tuttavia, di cambiare rotta per condividere con i colleghi, le colleghe ed il pubblico la nostra filosofia del fare scuola.

Guarda il video dell’esperienza

 

Divertire e divertirci nel senso più profondamente etimologico della parola. Provare a fare qualcosa di diverso. Lavorare, progettare, immaginare, condividere tutte le modalità possibili per riuscire ad “entrare” nelle teste ma anche nei cuori dei nostri alunni e delle nostre alunne.

Per realizzare questo è stato  indispensabile un lavoro di squadra tra colleghi. Tutte e tutti super disponibili ad immaginare che le iniziative, i progetti, le uscite, gli incontri organizzati dagli altri fossero altrettanto importanti di quelli previsti per la propria materia d’insegnamento. Certi che non sarà mai la quantità degli apprendimenti, ma la capacità di utilizzarli nella vita a fare la differenza, siamo tutti consapevoli che, strutturato e costruito con cura, qualsiasi progetto può generare competenze trasversali di cui gli alunni  saranno portatori.  

Abbiamo operato per instillare un senso di appartenenza alla classe, alla scuola, all’istituto creando manifestazioni culturali di restituzione alla cittadinanza degli apprendimenti, con concerti, esibizioni musicali, visite guidate, manifestazioni sportive, tornei, piccoli spettacoli. Il tutto pensato, costruito, organizzato, realizzato con e dagli alunni ed in alcuni casi gestito da loro in prima persona. Anche gli ambienti scolastici, luoghi di condivisione, sono in parte stati modificati, abbelliti, migliorati, resi più accoglienti e personalizzati lasciando il più possibile agli alunni l’iniziativa creativa, progettuale e funzionale ai loro desideri. I risultati non si sono lasciati attendere.

Docenti che pur perdendo ore non fanno domanda di trasferimento per restare con noi; ragazzi che chiedono dopo gli esami di poter mantenere un contatto con la scuola e che la definiscono “comprensiva, coinvolgente e moderna”. La scelta metodologica prevalente è stata nei limiti del possibile legata all’apprendimento esperienziale che è anche il leit motiv dei campi scuola di più giorni che organizziamo da anni con attenta selezione delle partnership.

Tutte le attività proposte, dalla musica, allo studio dello strumento, alle molteplici discipline sportive, all’organizzazione di campi scuola autarchici, agli incontri con esperti, scrittori, testimonianze di differente estrazione, al consiglio comunale dei ragazzi, hanno sempre solo avuto, per chi li pensava, la funzione di inclusione che è il fulcro intorno al quale ruota la progettazione del nostro istituto. Per noi non esiste una lezione inclusiva ma uno “stile inclusivo” che deve permeare l’intero sistema educativo e non può essere occasionale o improvvisato.

Tante idee e iniziative nate, cresciute e sviluppate anche grazie all’entusiasmo di docenti di potenziamento che hanno messo a servizio le loro competenze specifiche limitando la mortificazione delle supplenze” tappabuchi” e di giovani “ precari e precarie  troppo spesso visti  solo come “gli ultimi arrivati”.

Molte di queste iniziative sono state realizzate in collaborazione con associazioni locali che insieme alle famiglie e al territorio sono le agenzie educative con le quali la scuola deve sempre riuscire a trovare un punto di contatto come i docenti con gli alunni. Ognuno con le proprie differenze e capacità perché “se perdiamo il diritto di essere diversi perdiamo il privilegio di essere liberi”!

 

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