Il docente professionista? ‘Precario per definizione’

Tutti professionisti? Allora, tutti precari. L’ultimo numero di APEFnews, periodico della omonima associazione, (www.apefassociazione.it), pubblica un’analisi del Centro Studi dell’organizzazione, a cura di Antonio Porcu, che sostiene che il riconoscimento del carattere professionale del lavoro dei docenti implica “la negazione di graduatorie e punteggi, di anzianità e tutela ‘sociale’, in direzione di forti elementi di competitività, precarietà, responsabilità, in sostanza di libera professione”.
E’ forse la prima volta da diversi anni a questa parte che la nozione di “precarietà” viene presentata in una luce organicamente positiva, come elemento qualificante del lavoro dell’insegnante, anziché come una sua limitazione.
Ma in realtà il recente decreto sulle graduatorie dei precari (appunto) va nella direzione tradizionale, quella che Porcu definisce “burocratica, garantista, tipica della pubblica amministrazione, in linea con l’inquadramento tradizionale degli insegnanti tra gli impiegati civili dello Stato”. Una impostazione che comporta la costituzione di rigide graduatorie, in base alle quale è l’amministrazione ad assegnare i docenti alle scuole, in base al punteggio, e non sono le scuole a scegliere i docenti, nell’elenco degli abilitati, in base alla valutazione del loro curricolo professionale.
D’altra parte l’enorme numero degli aspiranti docenti inseriti nelle graduatorie rende irrealistica la prospettiva di non rispettarle, almeno per il 50% delle assunzioni riservate ai “graduati”. Diverso potrebbe essere il criterio di assunzione del restante 50%, quello riservati ai concorsi, che con l’attuazione dell’art. 5 della legge 53 dovrebbe dare spazio ai neolaureati con laurea specialistica, ammessi alle attività di tirocinio nelle scuole. Ma ammessi come? Su base concorsuale? Con immissione in ruolo prima o dopo il tirocinio? Incrociando le esigenze delle scuole con le caratteristiche del docente tirocinante? La legge 53 non prefigura un modello, e certamente ci sarà molto da discutere per andare davvero oltre la “direzione tradizionale”.