Il dilemma: obbligo (o diritto-dovere) fino a 16 o 18 anni?

Purtroppo, anche in tema di politica scolastica, siamo ormai in una campagna elettorale che si preannuncia lunga e sempre più polarizzata. La tendenza a delegittimare qualsiasi proposta dell’avversario dovrebbe tuttavia trovare un limite nella natura stessa dei temi in discussione.
Emblematico il caso del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione fino a 18 anni, regolamentato dal recente decreto legislativo del governo. Fatta la norma, qualcuno già discute su come cambiarla. E si pone queste domande: in futuro, è opportuno puntare, come sembrano suggerire alcune forze politiche, a recuperare l’obbligo scolastico fino a 16 anni, ammettendo per dopo, fino ai 18-24 anni, l’esistenza di un percorso di “serie A” (scuola e università), e di un altro di “serie B” (la ‘formazione professionale’ e l’apprendistato) per chi fallisce nel primo?
Oppure sarebbe preferibile esigere che esista davvero, obbligatoriamente, per legge statale, fino a 18 anni e per maturata concertazione tra Stato e Regioni fino ai 24 anni, un unico sistema educativo internamente articolato in percorsi liceali-universitari e di istruzione/formazione professionale secondari e superiori di pari dignità, nei quali però non esista istruzione senza formazione, e viceversa, e nei quali un sistema di crediti faciliti i passaggi?
Optando per la prima scelta, si finirebbe per confermare la situazione attuale (almeno per come è considerata dall’opposizione), semplicemente spostandola di un anno avanti; optando per la seconda, a meno di renderla solo propagandistica, si chiederebbe un profondo rinnovamento istituzionale e metodologico e, soprattutto, visto che siamo ormai nella cosiddetta società della conoscenza, si rifiuterebbe il tradizionale pregiudizio classista da società agricola e industriale per cui chi studia non deve anche e sempre fare e lavorare, e chi fa e lavora non deve anche e sempre studiare.
Comunque le si valuti, le questioni che vengono sollevate investono aspetti di metodo e di merito e sono decisive per un sistema scolastico efficace e flessibile, nazionale e decentrato.