Il crocefisso nelle aule simbolo della laicità italiana

La sentenza n. 7314, con la quale la sesta sezione del Consiglio di Stato il 13 febbraio scorso ha respinto la richiesta di un genitore di vietare l’esposizione del crocefisso nelle scuole in nome della laicità dello Stato, è ben di più di una conferma delle legittimità della vecchia e criticata norma regolamentare degli anni ’20 che prevedeva tale obbligo per tutte le scuole pubbliche.

Infatti, proprio in nome del concetto di laicità storicizzata nella cultura del nostro Paese, il Consiglio di Stato ha confermato quell’obbligo.

“Le condizioni di uso del concetto di laicità – ha affermato il Consiglio di Stato – vanno determinate con riferimento alla tradizione culturale, ai costumi di vita, di ciascun popolo, in quanto però tale tradizione e tali costumi si siano riversati nei loro ordinamenti giuridici. E questi mutano da nazione a nazione.”

A conferma di tale principio, vengono individuate tre situazioni di “laicità storicizzata” in altrettanti Paesi occidentali: il Regno Unito dove il Parlamento ha dettato norme in materie interne alla chiesa anglicana, la Francia con la legge sull’ostensione dei simboli religiosi, gli USA con molteplici forme istituzionali a sostegno del diffuso pietismo presente nella società civile.

In Italia questo concetto di laicità relativa e storicizzata non è negato dalla esposizione del crocefisso che, anzi, rappresenta e richiama valori di civiltà propri della cultura e della tradizione italiana.

Il crocefisso, esposto in un luogo non religioso come è l’aula scolastica, esprime in modo simbolico “l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti, di riguardo alla sua libertà, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità, di solidarietà umana, di rifiuto di ogni discriminazione.”

Tutti valori che connotano laicamente la civiltà italiana.