Coronavirus, didattica a distanza, informazione e pensieri degli alunni: il senso della storia e della cittadinanza

“Sono giorni particolari – si legge in una consegna di un compito assegnato di recente – Scatta una foto che secondo te li rappresenta. Ora, osservala e appunta liberamente le parole che ti vengono in mente”. 

Lorenzo, 12 anni compiuti a novembre, scrive il suo pensiero con le parole che conosce, il funzionamento che possiede e la sensibilità che lo caratterizza. 

Lorenzo scrive un pensiero che vale la pena leggere e su cui vale la pena riflettere perché ci spiega la spietatezza del Coronavirus, l’importanza della collaborazione e il valore della responsabilità del singolo nei confronti del prossimo in meno di 20 righe. 

“Bergamo, 19 marzo 2020,

Quell’immagine dei camion dell’esercito tutti in fila uno dopo l’altro, così grandi da occupare tutta la strada trasportano le bare di chi ha perso la battaglia contro il Coronavirus.

Lo sa professoressa? Ritorno un po’ indietro con la mente e penso a quei giorni in cui parlavamo dei campi di concentramento. Il nemico è riaffiorato, ma secondo me è più cattivo e decisivo.

Fa morire TUTTI e con questa parola non so se mi spiego. TUTTI e non per motivi di razza o religione, come era allora.

E da quello che raccontano persone che stanno in trincea (il personale medico), queste persone muoiono da sole senza che nessuno dei famigliari possa accompagnarli nel passaggio finale.

Hanno solo un saluto dalle finestre di gente che guarda, piange.

Ho sentito una sensazione dentro di me che non riesco a descrivere, però penso che sia una delle immagini più tristi che, in questi giorni, ho visto.

Momenti così tristi ci dovrebbero far riflettere.  Dobbiamo rimanere uniti, impegnarci e sforzarci a stare bene rimanendo tutti a casa perché il destino di ognuno di noi è legato a quello degli altri

Lorenzo G.”

Che altro dire? Niente, Lorenzo ha già detto tutto.