Il contratto che ‘ingabbia’ il dirigente

Il modo con cui si è concluso il braccio di ferro sul ruolo del dirigente scolastico nella trattativa per il contratto degli insegnanti non potrà non segnare il futuro della rappresentanza dei capi d’istituto.

Al di là del merito dei contenuti finali dell’intesa e al di fuori di ogni valutazione circa la validità delle scelte operate per assegnare poteri decisionali sull’organizzazione delle istituzioni scolastiche autonome, resta un fatto ormai incontrovertibile di rappresentanza contrattuale: i sindacati dei docenti, che hanno definito l’intesa che ha spostato decisamente il baricentro del potere nella scuola autonoma verso gli organi di rappresentanza dei docenti a scapito del dirigente che presiede l’istituzione, sono gli stessi che rappresentano anche i dirigenti scolastici.

Non vi è dubbio che il dirigente scolastico, convitato di pietra al tavolo della trattativa per il contratto degli insegnanti, è stato indirettamente «usato» come controparte. Per l’Aran (cioè per l’Amministrazione scolastica) e per i sindacati è diventato lo strumento per affermare o contrastare il potere principale della conduzione della scuola.

Eppure la scuola dell’autonomia assegna al dirigente scolastico numerose responsabilità. Ricordiamo le principali, citandole dal decreto legislativo n. 165/2001: “il dirigente è responsabile della gestione delle risorse finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio…Spettano al dirigente scolastico autonomi poteri di direzione, di coordinamento e di valorizzazione delle risorse umane…. In particolare, il dirigente scolastico organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di efficacia“.
Come conciliare queste responsabilità del dirigente con l'”ingabbiamento” previsto da alcune norme del nuovo contratto?