
Il concorso premia i precari e dimentica gli insegnamenti tecnico-scientifici
Sono ripartiti i concorsi nella scuola con la pubblicazione del bando sulla G.U. del 25 settembre, n. 75, Serie Concorsi. Non mancano le critiche, in parte fondate, in parte strumentali, del mondo sindacale e politico sui criteri e sulle modalità adottate.
L’indizione del concorso non poteva essere la soluzione delle difficoltà che vive il sistema, ma può essere l’occasione per dare il segnale, limitato ma concreto, di una volontà di apertura di un nuovo ciclo e di una nuova fase di reclutamento del personale docente.
Lo lasciava intendere la recente comunicazione del ministro Profumo alla Commissione Cultura della Camera laddove sottolineava che “…. I posti messi a concorso non riguardano tutte le classi di concorso, ma solo quelle nelle quali vi siano posti disponibili” e che “l’indizione del bando è effettuata sulla base della normativa vigente”.
Il bando uscito la settimana scorsa, collocandosi nello scenario giuridico delineato dal decreto interministeriale 24 novembre 1998, n. 460, a proposito del requisito di ammissione cita le deroghe disposte dall’art. 2 di quel decreto a favore dei candidati privi di abilitazione, ma non quella indicata dall’art. 4 secondo la quale “se il numero di domande presentate per una classe di concorso a cattedre, per titoli ed esami, risulti inferiore al triplo rispetto alla previsione dei posti da conferire alle nomine nel periodo di vigenza delle graduatorie del concorso, i termini per la presentazione delle domande vengono riaperti ammettendo al concorso stesso anche gli aspiranti privi di abilitazione, purché in possesso di una laurea che consenta l’accesso all’abilitazione corrispondente”.
L’applicazione di questa previsione legislativa consentirebbe di assicurare una soluzione all’attuale situazione delle graduatorie permanenti esaurite o in corso di esaurimento, che ad oggi hanno raggiunto una consistenza rilevante. Ritenerla non applicabile, e riuscirebbe difficile cogliere la motivazione giuridica, non solo escluderebbe dal concorso i giovani laureati che da anni hanno garantito gli insegnamenti tecnici e scientifici per i quali le graduatorie permanenti sono esaurite, ma soprattutto rischierebbe di vanificare più di una classe di concorso per assenza di candidati abilitati, privando la scuola, su materie che soffrono da anni del continuo avvicendamento di supplenti annuali, dei pochi insegnanti di ruolo che avrebbe, in questa tornata, potuto acquistare. Verificato il numero di domande di abilitati, il bando verrà riaperto in quelle classi in cui non ce ne sono abbastanza? Le deroghe previste dall’articolo 4 del DI 460/1998 saranno applicate oppure no?
E’ una domanda di grande interesse per la scuola e per molti insegnanti non abilitati.
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