Idee per una nuova maturità: e se si puntasse su un esame di taglio internazionale?

Tra le proposte in campo per la revisione della maturità c’è anche quella di sostituire l’esame con una procedura di certificazione dei risultati conseguiti dallo studente nelle diverse materie degli ultimi tre anni, assegnando come voto finale, per esempio, quello risultante dalla media delle votazioni riportate (qualcosa del genere si fa già in alcuni Paesi del Nord Europa). Una specie di “credito scolastico” ampliato.

Ma in Italia una soluzione del genere non è percorribile, perché è la stessa Costituzione a prevedere l’esame di Stato all’inizio o alla fine di ciascun ciclo (art. 33, comma 5).

E allora, visto che comunque in Italia l’esame alla fine del secondo ciclo si deve fare, un’opzione è quella di puntare su un ripensamento in chiave internazionale delle prove (che consentirebbe, fra l’altro, di migliorare le nostre classifiche nelle indagini comparative). Con una premessa: alla fine quello che conta veramente è l’effettiva preparazione degli studenti, primo obiettivo da perseguire.

Per andare nella direzione “internazionale” occorrerebbe intanto rivedere le modalità di svolgimento delle prove scritte, aumentandone eventualmente il numero, e ridurre sostanzialmente il “peso” di quella orale (che per molti rimane però lo strumento migliore per tirare fuori dal ragazzo quello che effettivamente ha imparato). La prova di italiano dovrebbe puntare (per tutti i candidati, non solo, come ora, per chi sceglie la prima tipologia) sulla verifica della comprensione del testo e sulla capacità di analisi e di riflessione. Sono troppi i testi sottoposti ai candidati: ne basterebbero due o tre, facendo a meno per esempio del tema storico.

La seconda prova è forse quella che richiede minori cambiamenti, perché in alcuni casi essa è già ora predisposta in forma problematica (matematica, materie tecniche), una forma che chiede allo studente di mostrare non tanto le sue conoscenze, quanto le sue competenze, cioè la capacità di utilizzare le conoscenze per affrontare il compito assegnato. Andrebbe incrementato e generalizzato questo aspetto.

E’ la terza prova pluridisciplinare, però, quella che richiede un intervento più radicale. Per essere realmente significativa essa dovrebbe essere predisposta a livello nazionale (come ora avviene per la quarta prova dell’esame di licenza media), e non dalle commissioni d’esame, come decise il Parlamento al momento dell’approvazione della riforma Berlinguer, per un malinteso omaggio bipartisan all’autonomia delle scuole. Ai commissari d’esame dovrebbe essere fornita una griglia valutativa da utilizzare per la correzione.

Per evitare l’incredibile via vai dei pacchi contenenti le prove dal Ministero alle Questure, agli USP, alle scuole, i testi potrebbero essere comunicati alle sedi di esame via internet in tempo reale nei giorni fissati dal calendario, accompagnati dalle griglie valutative per gli esaminatori.

A queste condizioni, rendendo cioè le prove più oggettive e più simili a quelle che vengono assegnate nelle indagini internazionali, e limitando la discrezionalità valutativa delle commissioni, potrebbe essere possibile restituire credibilità e valore all’esame.