I sindacati della scuola al nuovo Governo: discontinuità e concorsi

Francesco Scrima, leader della Cisl Scuola, chiede al futuro ministro di tener conto di quanto successo negli ultimi anni: “La scuola esce da una esperienza fatta di tagli alle risorse significative. Otto miliardi e quattrocento milioni di tagli hanno messo in ginocchio la scuola, in grande difficoltà le istituzioni scolastiche, non più in grado rispondere ai bisogni del territorio: parliamo di 131mila unità in meno. Al nuovo ministro chiediamo di partire da una considerazione di fondo: la scuola non è una spesa, ma un investimento”.

Pure in un contesto di difficoltà, prosegue Scrima parlando con l’agenzia Dire, “serve partire dall’opzione che la scuola è l’unica grande fabbrica ‘di futuro’ che abbiamo”. Secondo Scrima “nelle ‘competizioni’ tra Paesi vincono non quelli ricchi di materie prime ma quelli ricchi di materie grigie. Che si formano a scuola”.

La Flc Cgil chiede una “radicale discontinuità rispetto alle politiche devastanti del governo Berlusconi. Le controriforme della Gelmini e i tagli epocali hanno messo in discussione il valore della conoscenza come bene comune – spiega il segretario Mimmo Pantaleo – la Flc chiede di tornare ad investire in conoscenza pubblica per garantire un elevato grado di coesione sociale ed affermare un diverso modello di sviluppo basato su fattori qualitativi.

Bisogna tornare a far prevalere gli interessi generali e per questa ragione il sapere non può essere mai piegato alle logiche del mercato e al pensiero unico”.

Marco Paolo Nigi, dello Snals Confsal indica due priorità: “Far ripartire abilitazioni e concorsi. Mentre all’università bisogna procedere con i decreti attuativi della riforma”.