
I cambiamenti per lo sdoppiamento del ministero
A parte le considerazioni di opportunità politica (per un posto di ministro in più) e di funzionalità operativa (distanza delle due sedi e raccordi amministrativi) lo sdoppiamento del Miur in ministero dell’Istruzione e in ministero dell’Università e della Ricerca, avrà una serie di conseguenze, al centro e in periferia.
A cominciare intanto dal nome: si chiamerà ministero dell’Istruzione (come ha già deciso il Governo nel primo decreto legge di assestamento dei nuovi ministeri) rinunciando definitivamente a recuperare l’aggettivo di “pubblica” cancellato da un provvedimento legislativo del centro sinistra proprio per lasciare spazio, nel titolo eccessivamente lungo, a università e ricerca.
Dovranno essere mandati al macero quintali di carta intestata, dovranno essere ridenominati i siti scolastici nel web, revisionate le intestazioni di ogni ufficio o sede scolastica.
Nei documenti di valutazione, nei registri di classe e degli insegnanti dovrà essere modificata l’intestazione, sempre che gli editori specializzati del settore facciano in tempo ad apportare certe modifiche per il prossimo anno scolastico.
Potrebbe esserci una complicazione per i diplomi da rilasciare ai ragazzi che conseguiranno la maturità 2006, perché nella stampa predisposta dal Poligrafico dello Stato vi sarà ancora l’ormai vecchia intitolazione. Stamparne dei nuovi comporterebbe costi rilevanti, in quanto i diplomi, per evitare contraffazioni, sono stampati in carta filigrana proprio come la carta-moneta.
Oltre ai costi, si dovrebbero registrare notevoli tempi di attesa per la ristampa, trattandosi di operazione speciale da predisporre e programmare adeguatamente da parte del Poligrafico.
A meno di rimandare l’applicazione della nuova titolazione ministeriale al prossimo anno scolastico.
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