Homeschooling, l’approccio iper-familistico della Lega
L’ufficio stampa della Lega ha diffuso il testo di una dichiarazione del deputato Rossano Sasso, già sottosegretario all’Istruzione (governo Draghi) e attualmente capogruppo in commissione Scienza, Cultura e Istruzione (Camera), con la quale il parlamentare leghista dà notizia della presentazione di una proposta di legge della Lega sull’istruzione parentale, la versione italiana dell’homeschooling, e sulle ragioni che hanno indotto il suo partito a prendere questa iniziativa.
Secondo Sasso, che cita dati raccolti dalla LAIF – l’associazione per l’istruzione familiare presieduta da Sergio Leali, che all’homeschooling in Italia ha di recente dedicato una monografia – gli alunni che si avvalgono dell’istruzione parentale (o familiare) sono attualmente “circa 16.000” e sono quindi “una scelta diffusa e radicata tra le famiglie che desiderano un approccio personalizzato per i propri figli”, tanto da giustificare la presentazione della proposta di legge “che introduce misure concrete per il sostegno economico per questo tipo di istruzione” attraverso “l’introduzione di un ‘buono scuola’ variabile in base all’ISEE”, volto a “garantire che ogni famiglia, a prescindere dalle condizioni economiche, possa optare liberamente per l’istruzione parentale, senza che il costo rappresenti un ostacolo insormontabile”.
A fondamento della proposta – sostiene Sasso, che ha un passato da sindacalista – sta l’obiettivo di “valorizzare la libertà di scelta educativa, sancita dall’articolo 30 della Costituzione, che attribuisce ai genitori il diritto e il dovere di istruire ed educare i propri figli”. Quello che va garantito è il diritto allo studio “di tutti i bambini e i ragazzi che rientrano nel sistema nazionale pubblico di istruzione”, che dal suo punto di vista è articolato in tre modalità: “scuola pubblica” (intesa come “statale”), “scuola paritaria” (anch’essa svolge un servizio pubblico, esattamente come la scuola statale: legge n. 62/2000, ndr) e “istruzione parentale”, tutte egualmente legittimate.
Che quest’ultima, che è con ogni evidenza una forma estrema di privatizzazione dell’educazione, faccia parte del “sistema nazionale pubblico di istruzione” è un’acrobazia dialettico-giuridica che trova spiegazione, probabilmente, nella ricerca, da parte della Lega, di nuovi consensi elettorali che le consentano di distinguersi in una coalizione sempre più dominata da Fratelli d’Italia e da una politica scolastica come quella del ministro Valditara che, pur designato dalla Lega, appare in sintonia con la linea conservatrice e tendenzialmente mediatrice di Giorgia Meloni, e che ha fatto della relazione interpersonale – che ha luogo per eccellenza nelle aule scolastiche, ed è assai limitata nell’homeschooling (fino a ridursi quasi a zero nel caso-limite della “famiglia nel bosco”) – uno dei capisaldi della sua attività ministeriale.
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