Guerra e pace nel XXI secolo

I drammatici sviluppi della guerra in Ucraina stanno producendo una ampia e anche appassionata riflessione pubblica non solo sul destino dello sventurato Paese di scrittori come Gogol, Babel e Bulgakov, di musicisti come Horowitz e di sportivi come Bubka e Shevchenko, ma anche sui rischi di una catastrofica conclusione del lungo periodo di pace (77 anni) di cui ha goduto l’Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale, che l’aveva vista protagonista e principale vittima (55 milioni di morti, di cui il 60% civili, su un totale di 68 a livello mondiale).

“La fine della pace” è infatti il titolo ben scelto dell’ultimo numero del mensile Limes, diretto da Lucio Caracciolo. Una impressionante rappresentazione anche grafica, attraverso una serie di cartine geopolitiche, dei tanti conflitti in atto nel mondo, e di quello che potenzialmente potrebbe coinvolgere l’Europa se i veri protagonisti dello scontro, l’impero russo e quello americano, non dovessero trovare un nuovo punto d’equilibrio, ridisegnando un po’ più a Est quella cortina di ferro che dopo il 1945, e fino al crollo del muro di Berlino nel 1989, aveva comunque assicurato la non belligeranza tra i due blocchi.

Allora fu però commesso un errore storico, quello di non includere “la Russia più debole di sempre” nei nuovi equilibri continentali. E dunque ora “paghiamo il prezzo di non aver regolato sull’onda dell’Ottantanove i rapporti con Mosca”, sottovalutando il rischio che prima o poi “ci saremmo imbattuti nel suo (della Russia, NdR) fantasma avvelenato, gonfio di frustrazione come ogni potenza umiliata”. Quasi una replica di quanto era già accaduto in Germania, oberata da insostenibili debiti di guerra alla fine della prima guerra mondiale, causa principale dell’avvento di Hitler al potere con il consenso della maggioranza dei tedeschi. Come largamente maggioritario, stando a sondaggi ritenuti affidabili, è anche il consenso dei russi per Putin. Magari non per la guerra mossa all’Ucraina ma certamente per il suo ruolo di restauratore della “Grande Russia” – in continuità con gli zar e anche con Stalin – che comprendeva anche la Bielorussia e l’Ucraina.

Pur nella consapevolezza che la storia della specie umana è costellata di guerre, che costituiscono la normalità, mentre i periodi di pace sono l’eccezione, ci si deve realisticamente augurare, nell’interesse dei giovani europei nati nel XXI secolo, e magari anche dei meno giovani, che hanno avuto la fortuna di vivere un lungo periodo di pace dopo il 1945, che un compromesso tra America e Russia ridisegni uno stabile confine (il Limes, che è anche il nome della rivista di Caracciolo) tra i due imperi, e che l’Europa abbia un ruolo non ancillare in questa partita, pur militando nel campo liberal-democratico.

Per chiarezza: la guerra che l’Ucraina, Paese aggredito, sta combattendo, è una guerra giusta, ed è giusto aiutarla a difendersi. Ma il piano inclinato che porta alla guerra nucleare va assolutamente fermato. Qui non si tratta di pace, ma di un ragionevole compromesso per evitare che la Storia finisca davvero con l’estinzione dei suoi protagonisti.

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