Grazia Di Michele: ‘Sogno una scuola che aiuti i giovani a sviluppare i propri talenti e le proprie passioni’

Di Sara Morandi

In occasione dell’uscita del suo nuovo brano “Preziosa”, previsto per il prossimo 9 ottobre, abbiamo avuto il piacere di ospitare su Tuttoscuola, la cantautrice, musicista e insegnante di canto: Grazia Di Michele. Questo singolo anticipa l’album che uscirà a dicembre e coincide con il suo compleanno: un momento speciale per celebrare la sua carriera e le sue passioni. L’artista romana sogna un sistema educativo che aiuti i giovani a sviluppare i propri talenti e le proprie passioni, anche in campo artistico. È fondamentale avere una formazione seria e decidere se si possiede una vera passione e talento. Il talento, simile a una moneta d’oro, brilla tra gli altri e può essere riconosciuto e coltivato. È importante che le scuole e gli insegnanti supportino i giovani in questo percorso.

 Quali sono stati i principali ostacoli che ha dovuto affrontare nella Sua carriera musicale, soprattutto nei primi anni, e come è riuscita a superarli?

“All’inizio del mio percorso lavorativo nella musica, ho incontrato delle difficoltà che derivavano principalmente dalla mia famiglia. Quando ho deciso di intraprendere la carriera musicale, i miei genitori non mostravano lo stesso entusiasmo che ho poi osservato nei genitori dei ragazzi che frequentavano “Amici”, dove ho insegnato per 13 anni. A volte, questi genitori apparivano persino più motivati dei loro figli. Parliamo di molti anni fa, in un periodo in cui la musica era vista come una strada incerta e piena di ostacoli. La paura dell’ignoto, di un cammino impervio e poco conosciuto, ha spinto la mia famiglia a mettermi i bastoni tra le ruote. La vera sfida che ho dovuto affrontare non è stata convincere me stessa delle mie capacità e della mia passione per la musica, perché ero già sicura di voler comporre, suonare, cantare e condividere la mia arte. La difficoltà maggiore è stata convincere i miei genitori che, se un figlio ha una passione, non dovrebbe essere ostacolato. Quando a mia volta sono diventata genitore, ho cercato di prestare molta attenzione ai desideri di mio figlio. Quando mi ha spiegato cosa voleva fare nella vita, ho fatto del mio meglio per aiutarlo a seguire il suo percorso, comprendendo l’importanza di supportare le sue passioni”.

Come ha influenzato la Sua vita personale la decisione di intraprendere la carriera musicale, soprattutto considerando le aspettative della Sua famiglia?

“L’inizio del mio percorso è stato un po’ faticoso, soprattutto perché ad un certo punto ho dovuto interrompere i rapporti con la mia famiglia. Era molto difficile continuare a vivere a casa e cercare di suonare invece di studiare. Questo ha portato a una vera e propria lontananza. Ho cominciato a suonare sulle navi, imbarcandomi e imparando a suonare la musica con altri musicisti molto bravi, ma sempre lontano da casa. Col tempo, ho avvertito il bisogno di tornare e ricucire i rapporti con la mia famiglia. Siamo riusciti a farlo anche grazie alla musica. Ho scritto una canzone intitolata “Io e mio padre”, che ho presentato al Festival di Sanremo. Questa canzone ha compiuto un piccolo miracolo: quando mio padre l’ha ascoltata, ha capito che il mio desiderio era di mantenere un rapporto importante con loro, non superficiale. Non volevo solo vederli e fare due chiacchiere, ma ritrovare l’armonia perduta”.

Può raccontarci come la musica è riuscita a diventare per lei una via di fuga e un modo per esprimere sé stessa dopo il problema di salute che l’ha costretta a lasciare lo sport?

“Ho iniziato a studiare all’Accademia Nazionale di Danza a Roma fin dalle elementari, proseguendo fino alle medie e ai primi anni del ginnasio. Ho scelto di studiare lì perché la scuola si svolgeva al mattino e al pomeriggio c’era la danza. Era una sorta di semi-collegio, e l’idea di diventare una danzatrice mi entusiasmava fin da piccola. Ero convinta che quella sarebbe stata la mia passione da seguire nella vita. Durante le lezioni di danza, c’era un maestro molto bravo che suonava il pianoforte. Ricordo che spesso, invece di concentrarmi sui passi e sugli esercizi, mi fermavo ad ascoltare la musica, affascinata da quella melodia. Inoltre, nella mia famiglia si ascoltava molta musica classica, poiché mio padre era un grande appassionato. Ad un certo punto, ho dovuto interrompere improvvisamente la danza a causa di un grave problema cardiaco. All’inizio è stato un dramma, non lo nascondo. Tuttavia, mio fratello mi regalò una chitarra. Dato che dovevo restare a casa per un lungo periodo, ho iniziato a suonare. Suonare la chitarra è diventato un modo per esprimere i miei sentimenti, la mia gioia, le mie preoccupazioni e anche la mia visione del mondo. Ho scoperto così una nuova passione attraverso questo strumento e le parole”.

Guardando al futuro, quale tipo di scuola o sistema educativo sogna per i giovani, anche per coloro che desiderano intraprendere una carriera artistica?

Per chi desidera intraprendere una carriera artistica, la prima cosa da fare è valutare attentamente se si possiede una vera passione e, oltre a questa, un talento. Il talento può essere coltivato e scoperto, tuttavia è essenziale cominciare con una formazione seria, che può avvenire attraverso le istituzioni o le scuole. Sogno una scuola che, in generale, dovrebbe aiutare a sviluppare i propri talenti e le proprie passioni. È possibile anche avvalersi di insegnanti privati, se non si desidera immediatamente rischiare tutto, ma piuttosto iniziare a capire se si possiede davvero talento. La parola “talento” deriva dal latino talentum, che indicava una moneta d’oro che brillava tra le altre. Analogamente, il talento è quella qualità che brilla; se lo possiedi, prima o poi te ne accorgerai, o saranno gli altri a riconoscerlo in te. È fondamentale sviluppare il talento tramite lo studio o una dedizione assoluta allo strumento scelto. In qualunque modo si decida di procedere, è importante coltivare questa passione e far emergere il talento”.

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