Gran Bretagna: contestata riforma atenei che liberalizza incremento rette

Il Governo britannico ha fatto alcune concessioni ai parlamentari laburisti ribelli sul controverso piano, voluto dal premier Tony Blair, che prevede l’aumento delle rette universitarie del Paese. Tuttavia, resta da vedere se la strategia pacificatoria dell’Esecutivo riuscirà ad evitare la rivolta. Londra, infatti, nonostante le pressioni, si è rifiutata di fare marcia indietro su uno degli elementi più contestati del disegno di legge, quello cioè che permette ai singoli atenei di fissare in modo autonomo l’incremento annuale delle rette. E non è stato abbassato neanche il limite entro cui le università potranno agire, fissato in un massimo di 3.000 sterline l’anno (circa 4.200 euro).

I parlamentari verranno chiamati a votare il disegno di legge entro la fine di questo mese e per cercare di limitare i danni il Governo ha annunciato che porterà da 1.000 a 1.500 sterline l’ammontare degli aiuti previsti per gli studenti. Quelli più poveri (circa il 30% del totale), inoltre, riceveranno dal 2006 anno in cui dovrebbe entrare in vigore il nuovo sistema – fino a un massimo di 3.000 sterline l’anno. Il Governo ha quindi assicurato che, una volta fissate, le nuove rette, non potranno essere ritoccate per tre anni e si è poi impegnato ad azzerare, dopo un periodo di 25 anni, i debiti universitari di studenti che avranno un lavoro poco remunerativo.

Le concessioni, però, non hanno avuto l’esito sperato. Alcuni parlamentari laburisti hanno accolto con fischi l’intervento odierno ai Comuni del ministro dell’Istruzione Charles Clarke, al quale è toccato il compito di presentare il piano. Oltre 150 deputati laburisti hanno già firmato una mozione della Camera dei Comuni contro il disegno di legge e anche se nelle ultime settimane si è registrato un indebolimento del fronte contro questa misura, i ribelli sono ancora convinti che riusciranno a bocciarla quando verrà posta ai voti. Anche l’opposizione ha criticato fortemente l’iniziativa, che secondo il ministro ombra dell’Istruzione – Tim Yeo – è “cattiva per gli studenti, per le università e per i contribuenti”.

Per i Tory questo disegno di legge “viola chiaramente la fiducia del pubblico”: “Noi ci opporremo centimetro per centimetro quando il Governo avrà il coraggio di sottoporlo al voto”, ha commentato Yeo. Il sindacato nazionale degli studenti (NUS) si è aggiunto oggi al coro dei no, definendo la proposta un “disastro per la scuola universitaria”. Secondo il presidente del NUS, Mandy Telford, un incremento variabile delle rette darà luogo a un “mercato dell’istruzione perché scoraggera’ gli studenti più poveri a frequentare corsi di laurea più costosi. Questo disegno di legge – ha commentato Telford – è un disastro per le università”.

Secondo i calcoli fatti dal dipartimento dell’Istruzione, la misura dovrebbe fruttare alle università un miliardo di sterline l’anno oltre agli attuali 800 milioni di sterline derivanti dalle rette se il 775% degli istituti deciderà aumenti fino al tetto massimo di 3.000 sterline.