GPS 2026. In arrivo l’Ordinanza. Più peso alle competenze digitali?

Il Ministero dell’istruzione e del merito procede a ritmi serrati per emanare la nuova Ordinanza sull’aggiornamento delle graduatorie GPS 2026-28.

Nel mirino l’obiettivo dell’ordinato avvio del prossimo anno scolastico. L’iter amministrativo per arrivarci è estremamente complesso, e il tassello delle procedure di aggiornamento e rinnovo delle graduatorie provinciali e di istituto, e di conferimento delle relative supplenze per il personale docente ed educativo è fondamentale e prodromico a una serie di operazioni successive. In gioco ci sono il diritto allo studio degli studenti sin dai primi giorni di lezione e la continuità didattica per l’intero anno scolastico. Principi verso i quali l’attuale Amministrazione si dimostra molto attenta e, rispetto al passato, efficace nell’individuare le cause che hanno portato spesso a gravi ritardi e a vertiginosi “caroselli” di cattedre nei primi mesi di scuola.
Ecco perché Viale Trastevere ha anticipato rispetto al passato l’informativa ai sindacati e ha trasmesso già l’1 dicembre 2025 lo schema di ordinanza al CSPI per il prescritto parere, chiedendo un riscontro più rapido possibile. Cosa che il CSPI ha fatto inviando il parere giovedì 11 dicembre.
Le novità sono numerose ed erano già circolate. Ci soffermiamo qui sul valore dato alle competenze digitali.

Cosa prevede lo schema dell’O.M. e cosa ha suggerito il CSPI?

In base allo schema presentato:

– A partire dall’emanazione dell’ordinanza varranno esclusivamente le certificazioni informatiche rilasciate da soggetti accreditati da ACCREDIA e conformi ai framework europei DigComp 2.2 e DigCompEdu
– Tali certificazioni in base al testo inviato al Consiglio Superiore varrebbero solo rispettivamente 0,5 e 1 punto (chi le prendesse entrambe si vedrebbe riconosciuti solo 1,5 punti, e comunque non si potrà superare il limite complessivo di 2 punti, inclusivi di eventuali titoli già riconosciuti)
– Le certificazioni informatiche già dichiarate e valutate nel corso dei precedenti bienni di vigenza delle GPS saranno considerate comunque valide (sino a un massimo di quattro titoli per complessivi 2 punti, come in passato)

Quali conseguenze ci sarebbero?

Il primo punto (solo certificazioni “ACCREDIA”) è da considerare positivo e quasi obbligato, tenendo conto della novità rappresentata dalle certificazioni “sotto accreditamento”, cioè rilasciate all’interno di un sistema regolamentato e vigilato da organismi terzi (Accredia – vigilato da MIMIT con il coinvolgimento di altri Ministeri – che opera all’interno delle regole fissate dagli enti di normazione nazionali e internazionali (UNI, EN, ISO). Un antidoto rispetto al ben noto e purtroppo diffuso fenomeno dei “certificatifici”.

Per il resto, ci sarebbero gravi criticità con lo schema di ordinanza:

– 
I tanti che avevano già punteggio nelle precedenti graduatorie non verrebbero incentivati per nulla né ad aggiornare le proprie competenze (una certificazione informatica acquisita 5-10 anni quale valore ha in un campo soggetto a rapida obsolescenza?) né a dimostrare di possederle (non si può far finta di non sapere che in troppi casi in passato le certificazioni sono state acquisite in modo non trasparente (cosa di cui ci sono molte evidenze ormai pubbliche). Si perderebbe una grande occasione di attivare una virtuosa “corsa alle competenze” per fare in modo che gli studenti abbiano insegnanti il più possibile all’altezza del loro compito
– Quindi a chi ha già il punteggio non si chiederebbe nulla e non si offrirebbe la possibilità di migliorarlo, mentre ai “nuovi” che magari studiano e dimostrano di avere competenze aggiornate si riconoscerebbe un punteggio al massimo uguale ai primi: incomprensibile
– la conoscenza e la pratica dei framework europei sul digitale, considerate fondamentali (giustamente) in tutti i documenti MIM, non verrebbero richieste alla maggior parte dei docenti iscritti in graduatoria (mentre per stare nelle graduatorie del personale ATA la CIAD sul DigComp è addirittura obbligatoria)
– A valutare dai punteggi assegnati, si riterrebbe prioritario che un docente parli bene una lingua straniera (fino a 6 punti, anche se non oggetto di insegnamento), che con le traduzioni automatiche garantite proprio dal digitale sarà sempre meno indispensabile, rispetto alle competenze digitali (2 punti) che nel 2025 e nel futuro rappresentano e rappresenteranno l’alfabeto indispensabile per vivere in un’era che non a caso è definita “digitale”.

Insomma il problema principale è quel tetto complessivo di 2 punti, sia per coloro che avevano già punti in graduatoria sia per i “nuovi”, tra l’altro del tutto anacronistico e che sembra dimenticare il gap che l’Italia ha rispetto all’obiettivo fissato dalla UE del Digital Decade: fare in modo che 
entro il 2030 almeno l’80% dei cittadini raggiungano un livello di competenze digitali almeno di base, sul quale purtroppo il nostro paese è molto in ritardo (46%, quartultimo in Europa).
Opportunamente il CSPI suggerisce nel parere “una maggiore articolazione e maggiore peso del punteggio totale dei titoli informatici conformi ai framework europei DigComp 2.2 e DigCompEdu, come già avviene per quelli relativi alle certificazioni linguistiche” (alle quali si riconoscono da 2 a 6 punti in base al livello di competenze possedute).
Inoltre il CSPI richiede che nella valutazione delle istanze per il biennio 2024-2026, non siano valutati solo i titoli rilasciati da enti accreditati da ACCREDIA, “in quanto, in questo modo, sarebbero penalizzati coloro i quali, non sapendo di questa limitazione, hanno acquisito le certificazioni informatiche in precedenza (e in particolare nell’ultimo biennio) presso altri enti”. Un suggerimento per prevenire una pioggia di ricorsi.
C’è da augurarsi che il MIM accolga i ragionevoli suggerimenti.

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