Governo/2. Il sottile confine tra tecnici e politici

Secondo autorevoli politologi in Italia non possono esistere governi tecnici per la semplice (almeno in apparenza) ragione che essi devono ricevere il voto di fiducia da una maggioranza parlamentare che è comunque formata da politici. Quando questa fiducia viene meno il governo cade, esattamente come succede per i governi politici.

Il precedente del governo Dini (1994-95) dimostra che anche un governo con ministri tutti rigorosamente tecnici al momento della nomina (compreso lo stesso Dini e il ministro del Lavoro Tiziano Treu, poi destinati a svolgere ruoli politici) agisce in concreto come un governo politico nella gestione del potere, a partire da quello amministrativo.

Anche in quella occasione si pose il problema dei sottosegretari, e nel caso del ministero dell’istruzione, alla cui guida era stato preposto l’ex responsabile Education di Confindustria Giancarlo Lombardi, la scelta cadde su due personaggi ben noti nel mondo della scuola, presentati come tecnici ma di chiara identificabilità politico-culturale, pur nella situazione confusa creata dalla crisi dei partiti della prima Repubblica: Eteldreda (Ethel) Serravalle, storica responsabile dell’ufficio scuola del PRI, e Luciano Corradini, pedagogista cattolico molto ascoltato nella DC e nella galassia postdemocristiana (su invito di Mino Martinazzoli era stato candidato a Brescia nelle liste del PPI per la Camera dei Deputati nelle elezioni politiche del 1994).

Erano politici con robuste competenze tecniche o tecnici con robusti sostegni politici? O entrambe le cose, come sembra ragionevole concludere?