Governo Monti/6. Sostegno all’occupazione femminile e investimenti in asili-nido

Nel discorso alle Camere il neo presidente del Consiglio, sen. Mario Monti, ha parlato anche di occupazione femminile e giovanile, e di investimenti per gli asili-nido. Il messaggio è stato molto chiaro e, per certi aspetti, quasi nuovo per un premier.

Per quanto riguardo le donne, la loro inclusione nel mercato del lavoro è un obiettivo indifferibile che può fare anche da volano per la crescita del Paese; e gli asili-nido sono, di conseguenza, uno strumento (non l’unico ma forse il più importante) per favorirlo.

Per le donne sotto i 40 anni, come risulta da molti sondaggi, quello degli asili-nido per i bambini sotto i tre anni di età, è una priorità assoluta.

Mentre per i bambini tra i tre e i sei anni una risposta positiva per favorire l’occupazione femminile è da molti anni assicurata in Italia dalle scuole dell’infanzia che scolarizzano ben oltre il 90% dei minori in età (il nostro paese con la Francia è ai primi posti in Europa per livello di scolarizzazione raggiunto), ben altra è la situazione delle istituzioni educative per la primissima infanzia (0-3 anni) che mediamente accolgono poco più dell’11% dei minori in età, come media nazionale (ma le situazioni sul territorio sono gravemente squilibrate a sfavore delle aree meridionali).

Proprio per favorire l’occupazione femminile, l’Europa ha impegnato i Paesi aderenti a raggiungere entro il 2020 (il termine iniziale era il 2010) almeno il 33% di bambini accolti in asili-nido per conseguire almeno il 60% di occupazione femminile.

Ma quale situazione trova oggi il Governo Monti sullo stato di occupazione delle donne e sulla diffusione degli asili nido? Cerchiamo di approfondire.