Governo battuto. Pd: noi presenti e compatti

Bignami e Mussini (gruppo misto) ipotizzano manovra dilatoria per poi porre la fiducia

Polemiche sul voto negativo per il Governo relativo alla costituzionalità del Ddl Buona Scuola.

Il Pd era rappresentato in Commissione Affari costituzionali da tutti i suoi componenti, che si sono espressi in maniera positiva sul parere da esprimere. E’ evidente che mancavano rappresentanti delle altre forze politiche di maggioranza. Si tratta a nostro parere, comunque, di un infortunio che non pregiudica in alcun modo il percorso della riforma della scuola a Palazzo Madama“. Lo dice la senatrice Doris Lo Moro, capogruppo del Pd nella Commissione Affari costituzionali. 

Le senatrici del gruppo Misto Laura Bignami e Maria Mussini sostengono invece che “il parere negativo espresso dalla commissione Affari costituzionali sul ddl buona scuola è la prova tangibile di quanto questa riforma Giannini risulti complessa e vacillante. Come se non bastasse in commissione Istruzione l’illustrazione degli emendamenti al testo va avanti da questa mattina con una presenza a singhiozzo della maggioranza“. 

Mentre le opposizioni hanno garantito uno stile responsabile, fino alle ore 12 i commissari dem non si sono presentati, in quanto impegnati in una legittima riunione di gruppo. il clima poi è stato svogliato nel pomeriggio, assenti i più convinti commissari democratici. Un atteggiamento che ci lascia sorprese e allibite – proseguono le senatrici – In questo modo, le ragioni dei correttivi apposte dall’opposizione, impegnata a fare un lavoro serio, diventano una vuota formalità“.

Poi le due senatrici aggiungono: “Non si comprende quali siano le intenzioni della maggioranza: fa ostruzionismo a se stessa oppure sta sbeffeggiando la minoranza, dimostrando anche qui la scarsa qualità dell’ascolto già sperimentata fuori dai Palazzi?“.

C’è però anche una terza ipotesi: “Non è da escludere il tentativo di prendere tempo fino alla chiusura delle scuole per fare tutto di corsa, appena finito l’ultimo scrutinio.  La strategia potrebbe essere quella di rallentare i lavori e accelerare al momento del voto, per poi porre una questione di fiducia accampando ragioni di efficienza ed efficacia. La scuola – concludono – meritava di più: ascolto, risorse, aiuto vero per le realtà più disagiate e riconoscimento delle esperienze virtuose“.