Gli insegnanti diffondono il virus più dei loro alunni, secondo uno studio inglese

Il Times pubblica oggi una notizia preoccupante: secondo il responsabile dei servizi sanitari dell’Inghilterra (England’s chief medical officer), Chris Whitty, che cita i risultati di una ricerca realizzata da Public Health England, gli insegnanti diffondono il Coronavirus Covid-19 in misura assai maggiore dei loro studenti. La ricerca rivela che due terzi dei focolai nelle scuole sono derivati dalla trasmissione da docente a docente o da docente ad alunno.

A giugno le scuole aperte sono state numerose, tra 20.500 e 23.400, per un numero di alunni che è cresciuto da 475.000 a 1.646.000. A giugno e luglio sono stati 200 i bambini e docenti colpiti dalla malattia (nello stesso periodo sono stati registrati 25.470 casi in tutta l’Inghilterra), lo 0,01 per cento delle scuole materne e primarie: nei trenta focolai individuati (definiti come “due o più casi collegati in una scuola”), solo in un terzo dei casi l’origine del contagio è riconducibile a un allievo.

Insomma a giudizio dell’esperto la riapertura delle scuole presenta un basso rischio di contagio per gli alunni, più alto per i docenti. Serve dunque particolare attenzione per questi ultimi. Ma è bene comunque che le scuole riaprano, perché il danno per i giovani derivante da una prolungata interruzione degli studi (fino a un anno, dice Whitty, perché il vaccino per tutti non sarà pronto prima dell’autunno 2021) sarebbe in prospettiva più grave di quello provocato dalla malattia.

Parole rassicuranti per gli alunni e i loro genitori, meno per gli insegnanti, come in generale per tutti gli inglesi adulti. Ai quali si apre la prospettiva che al fine di mantenere basso il fattore erre con zero (l’indice di contagiosità) piuttosto che le scuole vengano chiuse altre attività che comportano aggregazione, a partire da pub e ristoranti.