Tuttoscuola: Non solo statale

Gli immigrati peggiorano la qualità della scuola pubblica?

“Immigrazione poco qualificata e l’espansione della scuola privata” (Low skilled immigration and the expansion of private schools) è il titolo di uno studio realizzato da due ricercatori, Davide Dottori e I-Ling Shen, pubblicato nella collana online “Working papers” della Banca d’Italia (Tema di discussione n. 726, ottobre 2009).

Lo studio, che come gli altri pubblicati in questa collana “non impegna in alcun modo la responsabilità dell’Istituto“, è fondato su un complesso modello matematico in base al quale vengono verificate le due ipotesi principali su cui si fonda la ricerca: che il reddito degli immigrati sia inferiore a quello dei cittadini del paese, anche a parità di qualifiche, e che gli immigrati non possano influire sul miglioramento della qualità della scuola non disponendo del diritto di voto, “in particolare di quello relativo alla tassazione per finanziare il sistema scolastico“. Specificazione, quest’ultima, che rivela la derivazione di questo studio da analoghe ricerche di economia dell’istruzione effettuate negli USA, dove i cittadini dei distretti partecipano direttamente alla spesa locale per la scuola pubblica, diversamente da quanto accade in Italia.

In tale contesto la qualità media della scuola pubblica tende ad abbassarsi in rapporto all’aumento del numero di alunni immigrati, e ciò determina lo spostamento di una parte dell’utenza (quella più benestante) verso la scuola privata.

Per evitare che questo avvenga, secondo i ricercatori, occorrerebbero politiche volte a favorire la partecipazione dei genitori stranieri alla gestione scolastica, a ridurre il divario di reddito tra persone con diverse qualifiche e ad aumentare l’efficienza del sistema scolastico.

Pungente il commento a caldo di Mimmo Pantaleo, leader della Flc-Cgil: almeno per quanto riguarda l’Italia “è bene sottolineare che i peggiori rendimenti scolastici, sempre dati alla mano, si registrano nelle scuole paritarie“.

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