Giornata contro il bullismo e il cyberbullismo, Valditara: ‘Combattere ogni forma di violenza e discriminazione’. Ma 3 studenti su 5 sono stati vittime

“Oggi, nella Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, ribadiamo il nostro impegno a promuovere la cultura del rispetto tra i giovani per tutelare la dignità di ogni persona, la salute psicologica delle studentesse e degli studenti, educando alla responsabilità. Come Ministero abbiamo messo in campo una serie di misure, a partire dalle nuove Linee guida sull’Educazione civica, così come le nuove norme sulla condotta, per prevenire e combattere tra i giovani ogni forma di violenza e di discriminazione, con particolare attenzione all’uso della rete e dei social”. Così il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

Intanto ScuolaZoo e C’è Da Fare ETS, l’organizzazione fondata da Paolo Kessisoglu e Silvia Rocchi per il supporto degli adolescenti in difficoltà, hanno condotto un’indagine su oltre 1.000 studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. I dati raccolti evidenziano una realtà preoccupante: il bullismo e la violenza sono fenomeni ancora largamente diffusi, con impatti devastanti sulla salute mentale dei giovani. L’indagine ha confermato che la scuola rappresenta il principale teatro di episodi di violenza e bullismo (64%), seguita dai social (24%) e da ambienti esterni. Questa situazione sottolinea la necessità di interventi urgenti per rendere gli istituti scolastici luoghi sicuri per tutti gli studenti.

Il 60% degli intervistati ha dichiarato di aver subito almeno un atto di violenza, che si manifesta prevalentemente in forme verbali e psicologiche, seguite da aggressioni fisiche per il 26% dei rispondenti, discriminazioni (razziali, omofobiche, religiose o legate alla disabilità) per il 22% e cat calling per il 17%. Purtroppo, non mancano casi di molestie sessuali (9%), adescamento online (8%) e persino revenge porn (3%).

Non solo la violenza è diffusa, ma spesso avviene sotto gli occhi di molti: il 76% degli studenti ha assistito ad atti di bullismo o violenza. Di questi, il 46% è intervenuto attivamente, un dato incoraggiante che dimostra una crescente sensibilità sul tema.

La violenza ha ripercussioni gravi sulla salute mentale degli studenti. Gli effetti più comuni includono perdita di autostima, ansia sociale, isolamento e depressione. Quasi la metà degli studenti (48%) ha dichiarato di aver avuto bisogno di supporto psicologico, ma di non averlo ricevuto. Molti di loro raccontano di essersi sentiti ignorati o di aver visto le proprie richieste sminuite, come se il loro malessere non fosse abbastanza serio da meritare attenzione. Questa mancanza di ascolto può avere conseguenze profonde, portando i ragazzi a chiudersi in sé stessi, a sentirsi soli e a non cercare più aiuto in futuro.

Uno degli aspetti più preoccupanti dell’indagine è che il 41% degli intervistati non è riuscito a confidarsi con nessuno a causa della paura, della vergogna o della mancanza di fiducia nelle figure adulte di riferimento. Chi ha parlato, ha scelto prevalentemente la famiglia (44%) e gli amici (26%). Solo una piccola percentuale si è rivolta a uno psicologo, evidenziando la necessità di potenziare il supporto nelle scuole.

Gli studenti hanno espresso con chiarezza quali interventi ritengono essenziali per combattere il bullismo e la violenza. Tra le soluzioni più richieste emerge la necessità di introdurre un’ora settimanale di educazione psicologica nelle scuole, per aiutare i ragazzi a comprendere e gestire le dinamiche relazionali in modo sano. Un altro aspetto fondamentale riguarda la presenza di sportelli di ascolto accessibili senza il vincolo della firma dei genitori, affinché gli studenti possano chiedere aiuto in modo autonomo e sicuro. Inoltre, viene sottolineata l’importanza di laboratori interattivi per sensibilizzare sul tema del bullismo e sulle conseguenze delle proprie azioni sugli altri. Alcuni suggeriscono anche la creazione di app anonime che permettano di segnalare episodi di violenza e ricevere supporto in tempo reale. Secondo i ragazzi, il coinvolgimento attivo di docenti e famiglie è molto importante per aumentare la consapevolezza e prevenire il problema alla radice.

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