Gilda: 14 mila voti in meno, per colpa della sigla

Martin perse la cappa per un punto, la Gilda perde invece 14 mila voti per un pezzo di sigla.
Una recente interrogazione parlamentare al Senato ha rilevato un fatto singolare: nelle votazioni del dicembre scorso per l’elezione delle Rappresentanze sindacali unitarie di istituto (RSU), che hanno registrato i successi di Cgil-scuola e della Gilda degli insegnanti, quest’ultima non si è vista convalidare dal Comitato paritetico nazionale presso l’ARAN circa 14 mila dei 90 mila voti ottenuti (oltre il 15 per cento): a detta dell’interrogante, molte commissioni elettorali di istituto hanno trascritto a verbale quei voti attribuendoli a GILDA anziché, più esattamente, a GILDA UNAMS che è la denominazione completa di quel sindacato.
Il parlamentare interrogante rileva – e sembra difficile dargli torto – come quel sindacato sia ben noto a tutti come GILDA e che non sussistano dubbi sulla reale volontà degli elettori che hanno attribuito il voto; chiede pertanto un intervento alla Funzione pubblica e al ministero dell’Istruzione per restituire quei volti annullati.
La questione non è di portata secondaria. Infatti l’ammissibilità alla contrattazione nazionale di comparto dipende dal tasso di rappresentatività (almeno il 5 per cento) che è costituito non solamente dalla percentuale elettorale (Gilda si può collocare tra il 10 e il 12 per cento), ma anche dal tasso di sindacalizzazione (che per Gilda è in percentuale più bassa).
Lo stesso tasso di rappresentatività determina concreti effetti di “benefit sindacali”: numero dei distacchi sindacali di propri dirigenti con costo a carico dell’Amministrazione, e numero dei permessi sindacali fruibili in ciascuna provincia.