Giannini, no multiculturalismo, sì integrazione

Il 2015 e’ stato un anno importante per la scuola italiana perchè “dopo anni di trascuratezza l’istruzione è tornata al centro del dibattito“; ma la scuola italiana può rappresentare anche un presidio di integrazione, punto sul quale “l’Italia può essere un esempio per i paesi europei e può diventare un modello“. Lo sostiene la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini in un’intervista all’Unità, nella quale ripercorre i punti salienti di un anno importante, il 2015, per la scuola italiana.

Integrazione non significa contrapposizione di modelli”, spiega Giannini. “Ma non significa nemmeno multiculturalismo all’anglosassone – sottolinea – cioè mettere insieme in un puzzle relativistico tutto quello che c’è. Alla scuola – suggerisce la ministra dell’Istruzione – occorre assegnare il valore fondamentale che deve avere, il valore di essere il principale strumento di conoscenza delle proprie radici e della cultura del rispetto, della tolleranza, che non significa ‘nascondo la mia identità non facendo più il presepe per paura di offendere chi è diverso da me’“. Per questo, aggiunge, “occorre essere alfabetizzati alla propria storia e aprirsi ad altri valori, respingendo la cultura della morte“.

A livello generale, sottolinea la titolare di Viale Trastevere, “la scuola italiana è di ottimo livello, ma ciò che mancava era una riforma che determinasse un progetto di lungo termine, che desse di nuovo risorse, sia finanziarie sia umane, al settore, che adeguasse finalmente – scelta non più rinviabile – le competenze che i nostri ragazzi acquisiscono alla fine del loro percorso e che determinasse una nuova centralità del corpo docente“. E tutto questo, sintetizza Giannini, “la Buona Scuola l’ha fatto“.