Gelmini: la cattedra non sia luogo da cui fare attività politica

Se l’anno scolastico ufficiale si è aperto con la visita del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, al carcere minorile napoletano di Nisida, quello mediatico si è aperto con l’intervista rilasciata dal titolare di viale Trastevere al Corriere della Sera (La Gelmini: via dalla scuola i prof che fanno politica).

Nella conversazione con il quotidiano di via Solferino, il ministro attacca quei “dirigenti scolastici e insegnanti, una minoranza, che disattendono l’attuazione delle riforme“, per esempio mantenendo “il modulo anche se il modulo è stato abolito con il passaggio al maestro unico prevalente“. La sede per fare politica per il ministro implica l’uscita dalla scuola e l’elezione a una carica, e non è certamente la cattedra.

Sul tema dei precari, il ministro si è detta convinta che la protesta riguardi “di un numero molto limitato di persone“, “limitato rispetto ai tanti genitori e studenti che non si vogliono più accontentare di una scuola mediocre. E che non vogliono sentir parlare solo di organici e di curriculum ma di scuola come luogo di educazione, di un servizio che dovrebbe stare a cuore a tutti. Come gli ospedali”.

Sulla possibilità di riforme condivise sulla scuola, la Gelmini si è dichiarata poco fiduciosa, oltre che delusa dalla sinistra, dalla quale non ha “sentito proposte ma solo invettive contro il governo“, e strumentalizzazioni sul tema del precariato.

Sugli alunni stranieri , il ministro ha annunciato per l’anno prossimo un limite del 30 per cento (“Volevamo introdurlo già quest’anno ma non c’erano i tempi tecnici per procedere“). Circa l’inglese potenziato, ossia l’aggiunta di due ore all’orario curriculare di tre, il ministro ha ammesso difficoltà di attuazione a causa delle sentenze del Tar del Lazio, ma ha anche dichiarato che si tratta di “una strada percorribile già quest’anno“.