Gelmini: i tagli scossa inevitabile anche per l’innovazione amministrativa

I tagli della spesa pubblica per l’istruzione, definiti dal ministro Gelmini inevitabili (e aggiungiamo noi drastici, perché si concentrano in un paio d’anni), incidono fortemente su alcuni elementi strutturali della scuola. Ma come tali essi possono aprire paradossalmente la possibilità di affrontare il riassetto complessivo del sistema educativo, superando i nodi ed i problemi di implementazione di processi di riordino dell’istruzione tecnica e professionale aperti dalla legge finanziaria per l’anno 2007 e dall’art. 13 della legge n. 40/07, nonché dalle resistenze e dalle difficoltà nei contesti amministrativi e territoriali.

Il ministro Gelmini nell’intervento del 10 giugno alla Commissione Cultura della Camera ha ricordato che “…il precedente governo ha stabilito di concerto con le regioni, di rinviare al 1 settembre 2009 l’entrata a regime della legge 53″ (legge Moratti).

Un richiamo certamente non casuale se si tiene conto che l’art. 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 ha stabilito che entro 12 mesi dalla entrata in vigore del presente decreto (ossia entro il 24 giugno 2009) si provvede ad una revisione dell’attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico. L’elenco delle operazioni da fare riprende quanto già contenuto nella legge 28 marzo 2003, n. 53 che l’ex ministro Fioroni aveva soppresso o rinviato al 1 settembre 2009. Si sottolinea poi che “i dirigenti del Ministero della pubblica istruzione, dell’Università e della Ricerca, compresi i dirigenti scolastici, ne assicurano la compiuta e puntuale realizzazione. Il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati…comporta l’applicazione delle misure connesse alla responsabilità dirigenziale”.

Si tratta di un indirizzo particolarmente interessante che contiene straordinarie opportunità e inedite “minacce”. Un indirizzo peraltro del tutto normale a livello dirigenziale nel settore privato, in tutto il mondo: ai dirigenti vengono assegnati degli obiettivi e sono valutati in base al loro raggiungimento.

Per sfruttare le opportunità e per non mancare gli obiettivi occorre una classe dirigente che abbia la capacità di tradurre le decisioni in interventi, in servizi, in azioni di promozione e di stimolo.

La politica incomincia ad usare le parole “rispetto degli impegni assunti”, “rischio”, “responsabilità” quali fattori decisivi per garantire che le scelte compiute abbiano coerente e tempestiva attuazione.

Una prospettiva di non poco conto che potrebbe avere consistenti riflessi sulle modalità di governo sia del sistema d’istruzione nel suo complesso che delle istituzioni scolastiche.