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“La nuova rilevazione TIMSS 2011 conferma il perdurare di una situazione di difficoltà della scuola media italiana. Cambia in parte il peso specifico di alcuni indicatori, ma la crisi resta preoccupante, come le ricerche del Rapporto sulla scuola in Italia 2011 ci hanno portato a concludere“. 

Questa la dichiarazione che Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, rilascia a Tuttoscuola commentando i risultati del rapporto recentemente presentato all’Invalsi, che consente nuovi confronti internazionali sugli apprendimenti in matematica e scienze al quarto e all’ottavo anno di scolarità.

“La conferma“, spiega Gavosto, “è che il passaggio dalla classe quarta di scuola primaria alla classe terza della secondaria di I grado fa registrare per gli studenti italiani una perdita secca di posizioni nel confronto internazionale. La novità è che il calo si attenua per la matematica, mentre si aggrava per le scienze. Per gli apprendimenti di matematica, le precedenti rilevazioni vedevano un crollo fra il punteggio in quarta elementare e quello in terza media. I nuovi dati, dal 2007 al 2011, ci dicono che il passaggio dalle elementari alle medie segna ancora un calo, sebbene fortunatamente meno severo che in passato”.

Per le scienze, invece, “la caduta è oggi più consistente: gli alunni italiani di quarta elementare, che nel 2007 avevano punteggio di ben 35 punti superiore alla media internazionale in quarta elementare, in terza media perdono molto terreno e si ritrovano allineati alla media degli altri paesi”.

Insomma, si modificano i sintomi, ma la diagnosi, secondo il direttore della Fondazione Agnelli,  resta la stessa.

“È probabile”, conclude Gavosto “che l’enfasi posta sugli apprendimenti di base in matematica negli ultimi anni abbia favorito il recupero in questa materia nella scuola media. Come è probabile che la diffusione delle rilevazioni standardizzate degli apprendimenti abbiano reso la nostra scuola più attenta a questo tipo di prove. Una ragione in più per auspicare un’estensione delle rilevazioni nazionali a nuove aree disciplinari, come le scienze, dove i dati ci segnalano problemi crescenti“.