Frasa: ‘Sogno una scuola in cui sbagliare sia normale, quasi necessario’

Di Sara Morandi

Dopo la sua partecipazione al talent show “Amici”, Frasa, giovane e talentuoso cantautore, si prepara a conquistare il pubblico con il suo nuovo singolo “Viola”. Già disponibile su tutte le piattaforme digitali, il brano è un mix accattivante di sonorità R&B e urban, dove ironia e vulnerabilità si fondono per raccontare le tragicomiche avventure amorose. FRASA, con il suo stile inconfondibile, trasforma l’imbranataggine in forza e regala al pubblico un pezzo fresco e immediatamente riconoscibile.

Nell’intervista, il cantautore condivide il suo percorso ad “Amici”, le sue ispirazioni musicali e il metodo con cui trasforma le esperienze tragicomiche in musica. Ma non solo. Ci racconta anche come immagina la scuola dei suoi sogni: un luogo colorato e accogliente, dove sbagliare è considerato parte del processo di apprendimento e gli insegnanti trasmettono passione e curiosità. Una scuola che valorizzi l’arte e l’autenticità e, che prepara gli studenti, a vivere con empatia e consapevolezza nel mondo. Un sogno che, se realizzato, potrebbe trasformare l’educazione in un’esperienza di crescita e scoperta continua.

Come è stato il tuo percorso ad “Amici” e in che modo ha influenzato la tua carriera musicale?

“Il percorso all’interno della scuola, seppur breve, mi ha toccato profondamente. Fin da bambino guardavo il programma sognando di poter sedere un giorno tra quei banchi. Sapendo che in passato l’esposizione di me stesso aveva spesso avuto un impatto negativo sul mio stato emotivo e sulla mia produttività, oggi sono orgoglioso di come ho affrontato questa esperienza: rimanendo fedele ai miei valori, ai miei principi e ai miei obiettivi. “Amici”, per me, è stata la prova del nove. Mi ha permesso di capire che è davvero questo ciò che voglio fare, nonostante tutto: nonostante le critiche, nonostante i momenti difficili, nonostante chi ti rema contro. Adesso che sono uscito, ho solo una grande voglia e bisogno di fare altra musica, sperimentare e dare voce ad ogni parte e sfaccettatura di me”.

Quali sono le tue principali ispirazioni musicali e come influenzano il tuo stile unico? Hai menzionato che “Viola” mescola sonorità R&B e urban. Quali artisti o generi ti hanno ispirato maggiormente e come riesci a mantenere l’equilibrio tra leggerezza e sincerità nelle tue canzoni?

“Penso che la musica sia affascinante in tutte le sue forme e in tutti i suoi generi: pop, jazz, urban, classica, trap, rap… Ed è proprio per questo che faccio fatica — anche sapendo quali altri pezzi pubblicherò in futuro — a dare un’etichetta precisa al genere che faccio. Nel caso di “Viola”, uno degli artisti che penso mi abbia influenzato maggiormente è Frah Quintale, che stimo e apprezzo moltissimo. Altri artisti da cui prendo ispirazione, soprattutto nelle tracce più pop, sono Nayt, Madame, Blanco, Post Malone, Leon Faun e Thasupreme. In ogni traccia cerco di raccontare un pezzo di me, mettendomi sempre al servizio di ciò che sto scrivendo. Cerco anche di curare il modo in cui il messaggio o l’immagine arrivano a chi ascolta. Viola volevo che fosse un brano leggero, ma comunque carico di energia”.

Hai un metodo particolare per trasformare esperienze tragicomiche in musica? Nel tuo brano, parli di trasformare l’imbranataggine in forza. Puoi spiegare come riesci a trasferire situazioni tragicomiche in pezzi musicali che risultano freschi e immediatamente riconoscibili?

“La cosa che trovo più affascinante di questo mestiere è la possibilità di trasformare qualcosa che ti pesa, che senti addosso, in qualcosa di bello. Qualcosa che può parlare a te e agli altri. Con “Viola” ho voluto fare proprio questo: partire dalla mia esperienza fallimentare con le ragazze e le relazioni. Vi giuro, se mi mettessi davvero a raccontarvi tutti i pali che ho preso potrei scrivere un libro tragicomico. Con “Viola” ho voluto mettere in musica un tentativo di approccio “realistico”, pieno di goffaggine, errori, insicurezze… e non quella perfezione che spesso ci viene mostrata ma che non esiste. Cerchiamo sempre di essere impeccabili, quando invece sono proprio i nostri “difetti” a renderci unici e autentici. La sincerità, per me, rimane fondamentale”.

Come immagini la tua scuola dei sogni e quali elementi non potrebbero mancare? Quali caratteristiche dovrebbe avere e quali materie o attività vorresti includere?

“Bellissima domanda. La scuola dei miei sogni ha molti più colori di quella che conosciamo oggi. Immagino una scuola in cui sbagliare sia normale, quasi necessario, e soprattutto non sia motivo di vergogna o rimprovero. Una scuola in cui l’errore diventa un passo avanti, non un marchio. Sogno insegnanti che amino davvero il loro meraviglioso mestiere — che considero uno dei più importanti nella nostra società. Vorrei educatori che sappiano trasmettere passione, curiosità, vita. Lo so, è una visione idealista e utopica. Però sarebbe bello se per i ragazzi la scuola fosse un posto dove si ha voglia di andare, e non un peso che ci si porta addosso ogni mattina. Mi piacerebbe vedere materie che aiutino a sviluppare l’empatia dove per una volta non sono presenti verifiche, ansie da voto, ecc… solo lavori di gruppo, attività insieme, momenti per conoscersi, supportarsi e imparare a vivere con gli altri nel mondo. Vorrei una scuola che faccia emergere persone autentiche, ognuna con il proprio potenziale, non copie tutte uguali. E sì, sarò di parte, ma sogno anche un’arte trattata con più rispetto, più spazio, più amore. Perché è proprio lì, che spesso, si nasconde quello che siamo davvero”.

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