Francia, rapporto Attali: l’istruzione al primo posto

I francesi devono prima di tutto porre in essere una vera economia della conoscenza, sviluppando il sapere di tutti, dall’informatica al lavoro di squadra, dal francese all’inglese, dalle elementari agli studi superiori, dall’asilo alla ricerca“.
Grande eco ha suscitato, anche in Italia, il rapporto finale della commissione nominata dal presidente francese Sarkozy per la liberalizzazione e la crescita della società francese, la cui sintesi, resa nota nei giorni scorsi in Francia, è stata integralmente pubblicata dal “Foglio” dello scorso sabato 26 gennaio, e delle cui premesse generali fa parte la frase citata.
Di questa commissione, presieduta da Jacques Attali, già consigliere del presidente socialista Mitterrand, hanno fatto parte anche due illustri esperti italiani, l’economista ed ex commissario europeo Mario Monti, e il costituzionalista ed ex ministro Franco Bassanini, che ha pienamente condiviso l’impianto super partes del rapporto e la priorità accordata all’investimento nella formazione a tutti i livelli.
Investimento che figura in testa all’elenco delle “ambizioni” e delle “decisioni fondamentali“. Dalla “ambizione 1″ (“Preparare i giovani all’economia della conoscenza e alla propensione al rischio“) deriva la “decisione fondamentale 1” (in tutto sono 316): “dotarsi degli strumenti perché tutti gli studenti, prima del sesto anno di formazione (cioè alla fine della scuola primaria, ndr), padroneggino il francese, le abilità di lettura e scrittura, di calcolo, le modalità del lavoro in gruppo, l’inglese e l’informatica“.
Anche la “decisione fondamentale 2” riguarda il sistema educativo: “Costruire 10 grandi poli d’insegnamento superiore e di ricerca intorno a 10 campus, reali e virtuali, fissando le condizioni per l’eccellenza dell’insieme del sistema di formazione superiore e di ricerca“.
Certo, si dirà (lo stanno dicendo anche in Francia i critici di Attali), si tratta di enunciazioni generiche, ma quello che colpisce è che su di esse si sia realizzata una così grande convergenza “non partisan“, come viene sottolineato in apertura del rapporto. E’ questa convergenza, insieme ad un sistema politico-istituzionale che favorisce la rapida assunzione delle decisioni, la base che rende solide e credibili le proposte. Proprio come in Italia…