Fondi per la ricerca di base: solo briciole per le scienze umane

Il FIRB (Fondo per gli Investimenti della Ricerca di Base), gestito dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, stanzia quest’anno quasi 500 miliardi per finanziare – fino al 70 per cento – progetti di ricerca innovativi in diversi settori, individuati e considerati prioritari dal Ministero. Le università, i centri di ricerca, gli enti senza fine di lucro, fondazioni e persino singoli ricercatori potranno presentare le loro proposte al MIUR entro il 15 ottobre. Apposite commissioni valuteranno i progetti e decideranno se e quali finanziare.
Ma come vengono ripartiti i fondi? La ripartizione vede una netta prevalenza dell’area biomedica (postgenoma, ingegneria medica, neuroscienze: 252 miliardi in totale) seguita da quella tecnologica (tecnologie della conoscenza, micro e nanotecnologie: 230 miliardi).
Per le scienze umane, solo briciole. Eppure ci sono almeno due tematiche, tra quelle indicate dal MIUR, che meriterebbero stanziamenti assai più robusti, poiché dalla ricerca in questi campi può dipendere, ancor più che dalle armi, la rimozione delle ragioni di fondo che provocano la violenza, anche quella di tipo terroristico, tema dominante del nostro tempo: solo 3 miliardi sono stati stanziati per il “progetto-obiettivo” intitolato “storia, arte e letteratura come strumenti di dialogo tra le culture mediterranee, europee e atlantiche”, ed altri 3 per un altro tema di rilevante attualità: “nuove dinamiche di apprendimento e processi economici e sociali emergenti tra globalizzazione, società multietniche ed economia digitale, e impatto sui sistemi di istruzione e formazione”.