Fondazione Agnelli/4: riduzione del numero degli insegnanti, senza eccessive tensioni sociali?

La quarta domanda (la più interessante per noi) cui le le Anticipazioni sul Rapporto 2009 sulla scuola in Italia provano a dare risposta, è relativa a che cosa succederà al corpo docente in Italia nei prossimi anni (nei precedenti articoli, le risposte alla prima, alla seconda e alla terza domanda).

La sostanziale stabilità del numero degli insegnanti dal 2000 a oggi dovrebbe essere interrotta secondo il Rapporto da due elementi.

Da un lato, “l’applicazione del Piano programmatico dovrebbe portare nell’arco di un triennio a una “cura dimagrante” di 87.400 posizioni, particolarmente concentrate nella scuola primaria e ancor più nella secondaria di I grado (le medie inferiori)“. Dall’altro, “a causa della particolare struttura per età dei docenti in servizio che oggi presenta un addensamento tra i 53 e i 57 anni, si prospetta una fuoriuscita importante – e fisiologica – di docenti anziani“.

La fuoriuscita interesserà tra 32.000 e 34.000 docenti all’anno per tutto il prossimo decennio. I freni posti dalla normativa pensionistica potrebbero limitare nel primo quinquennio le uscite annue a circa 28.000 – 30.000, ma è legittimo “attendere circa 300.000 uscite nel prossimo decennio“. “Sarà soprattutto la secondaria di I grado, dove la metà dei docenti ha 53 anni o più, a risentire nel prossimo decennio dell’esodo di docenti“.

Le Anticipazioni (visibili integralmente a questa pagina) avanzano la conclusione che “per la prima volta nella storia recente della scuola italiana l’evoluzione demografica del corpo docente rende, tuttavia, possibile – con il considerevole incremento nel prossimo decennio dei flussi ‘fisiologici’ di docenti in uscita – avvicinare il rapporto insegnanti/studenti della scuola pubblica italiana alla media europea, senza creare eccessive tensioni sociali“.

Il Rapporto non si nasconde peraltro due questione cruciali, che devono essere al centro del dibattito, come sottolinea Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli: “Il destino dei tanti insegnanti precari, che attendono da anni un posto di ruolo, e soprattutto il rischio che si correrebbe se venisse bloccato l’ingresso alla professione dei giovani laureati che vogliono fare gli insegnanti. ‘Saltare’ una generazione di insegnanti avrebbe effetti deleteri sulla qualità della scuola italiana“.