Femminicidio, approvata la legge in Senato: alle scuole il compito di educare al rispetto

Con l’approvazione unanime del disegno di legge che introduce il reato autonomo di femminicidio, il Parlamento compie un passo decisivo nel contrasto alla violenza di genere. Ma la portata della riforma va oltre il piano penale. Il provvedimento, ora all’esame della Camera per l’approvazione definitiva, chiama in causa direttamente anche il mondo della scuola, riconoscendone un ruolo strategico nella prevenzione, nella formazione e nella protezione delle vittime.

La cultura del rispetto comincia dai banchi

Il nuovo testo di legge prevede campagne di prevenzione da realizzare nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, dedicate in particolare ai rischi connessi alle aggressioni sessuali e all’uso di sostanze psicotrope. Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della loro autonomia, sono incoraggiate a sviluppare progetti didattici e formativi per promuovere consapevolezza, rispetto reciproco e capacità di riconoscere segnali di violenza o abuso.

Non si tratta di attività estemporanee, ma di un impegno strutturale: la promozione di una cultura non violenta e paritaria viene esplicitamente riconosciuta come parte integrante della missione educativa della scuola.

Formazione per il personale scolastico

Il disegno di legge interviene anche sul fronte della formazione, prevedendo – accanto agli obblighi già rafforzati per magistrati e operatori sociali – nuove linee guida e incentivi formativi per il personale scolastico. L’obiettivo è fornire competenze specifiche per affrontare situazioni di disagio, riconoscere segnali di vittimizzazione e interagire con studenti e studentesse in modo rispettoso delle loro esperienze e fragilità.

La prevenzione della vittimizzazione secondaria, anche nel contesto educativo, diventa così una priorità. In prospettiva, si va verso una formazione continua che includa temi come la violenza domestica, i diritti umani, gli stereotipi di genere e le relazioni affettive rispettose.

Accesso dei minori ai centri antiviolenza

Un’altra novità che riguarda da vicino la scuola è la possibilità, per i minorenni dai 14 anni in su, di rivolgersi autonomamente ai centri antiviolenza per ricevere ascolto, informazioni e orientamento, senza dover attendere il consenso dei genitori. Una misura che rafforza l’autonomia delle giovani vittime e che può trovare nella scuola un canale privilegiato di informazione, accompagnamento e segnalazione.

Collaborazione con i servizi territoriali

Le scuole saranno inoltre chiamate a cooperare attivamente con i centri antiviolenza, le case rifugio e i servizi territoriali per garantire accoglienza e continuità educativa agli studenti vittime di violenza. Il riconoscimento esplicito del diritto all’istruzione e alla protezione per queste alunne e alunni impone alle istituzioni scolastiche una capacità nuova di attivare reti, garantire privacy, accompagnare percorsi di ripresa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA