‘Famiglia cristiana’ critica la ”scuola della severità”

Oggi l’agenzia di stampa SIR vicina alla Conferenza Episcopale Italiana rilancia l’editoriale pubblicato dal settimanale “Famiglia cristiana”, secondo il quale l’aumento vertiginoso delle bocciature scolastiche è una “cattiva notizia“, e potrebbe essere “la scorciatoia per non affrontare il problema degli alunni stranieri, rinunciando a quel patto sociale tra scuola, territorio e famiglia, laddove le criticità sociali sono maggiori“.

L’editoriale fa notare che “oggi scuola e famiglia fanno fatica a educare i ragazzi. Il 22 per cento dei ragazzi non raggiunge nessun titolo di studio, né alcun diploma di qualificazione professionale. Vuol dire che la scuola è sempre più estranea, e la famiglia asseconda il disimpegno. E’ venuto meno quello scambio di fiducia necessario nel difficile compito di educare. Quando emergono fragilità nelle famiglie e nella società, si fa finta di niente, e non c’è più la scuola come sostegno“.

La scuola non migliora solo perché si boccia di più ed è più severa“, è la tesi di fondo del settimanale cattolico, secondo il quale “sono i più deboli che vengono espulsi dalla scuola, in misura maggiore degli altri. Sono le scuole dove l’abbandono scolastico è più elevato che dimostrano il loro fallimento. E il numero altissimo di alunni non italiani respinti denuncia non solo una difficile condizione sociale, ma anche l’inadeguatezza delle didattiche scolastiche nei loro confronti“.

Allo stesso modo, conclude l’editoriale del settimanale dei paolini, “maggiore selezione non è sintomo di scuola più virtuosa. L’analisi dei sistemi scolastici stranieri lo dimostra. Percentuali che sfiorano il due per cento si trovano in Finlandia, Stati Uniti, Canada, Svezia. In Giappone la percentuale è prossima allo zero. Né si motivano gli insegnanti dando loro la bacchetta in mano. Né si aiutano le famiglie ad affrontare il disagio sociale dei figli con un “respinto” sulle pagelle. La scuola del valore e del merito è quella dove insieme docenti, ragazzi e famiglie sono protagonisti dell’apprendimento (non solo di nozioni), condividendo ognuno le proprie responsabilità“.