Espulsi dal sistema per avere lavorato tre anni

“I contratti a tempo determinato stipulati con personale docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per la copertura di posti vacanti e disponibili, non possono superare la durata complessiva di 36 mesi, anche non continuativi”.

Il dispositivo dell’art. 12 del Ddl della Buona Scuola è la conseguenza della sentenza della Corte di Giustizia europea emessa nel novembre scorso. Più di 36 mesi di contratti a tempo determinato non si possono fare e chi li ha già non può riceverne altri.

In poche parole chi ha prestato servizio per 36 mesi o più si trova davanti a un bivio: o viene stabilizzato entrando nei ruoli oppure non può più replicare un altro contratto. È arrivato al limite massimo invalicabile.

Se non verrà assunto con contratto a tempo indeterminato, non potrà (non potrebbe) più lavorare nella scuola. I “triennalisti”, stando alla nuova norma, non potrebbero continuare a lavorare da docenti precari.

Pur avendo maggior punteggio in graduatoria, sarebbero ignorati per lasciare la supplenza ad altri con minor punteggio (dubbi di incostituzionalità?) i quali, a loro volta, dopo un nuovo contratto potrebbero diventare triennalisti ed essere confinati nella riserva.

Vorremmo essere smentiti, ma temiamo che, se non si pone rimedio in qualche modo a questa ‘espulsione’ dal sistema, si rischia di assistere ad una nuova stagione di contenzioso di cui la scuola e la riforma prospettata non hanno proprio bisogno. 

Secondo una stima, gli “espulsi” potrebbero essere intorno alle 50 mila unità.

Il tema è approfondito a questo link ( http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=35597 )