Erasmus, AlmaLaurea: chi lo fa ha 12% di chance in più di trovare lavoro

È in continuo aumento la quota di laureati che sceglie di svolgere un periodo di studi oltreconfine con un programma Erasmus o con un altro programma dell’Ue: era il 6% nel 2006, è l’8% tra i laureati del 2016. E per loro aumentano del 12% le chance di trovare lavoro già ad un anno dal titolo. A rivelarlo sono i dati di AlmaLaurea diffusi in occasione dei 30 anni dall’avvio del programma di mobilità internazionale dell’Unione Europea.

Nel 2016, 15 laureati magistrali su 100 hanno fatto un’esperienza di studio all’estero con un Erasmus o con un altro programma dell’Unione europea. E in questa categoria la diffusione delle esperienze di studio all’estero si avvicina all’obiettivo fissato per il 2020 in sede europea del 20%. Il Paese di destinazione più gettonato è la Spagna, scelta dal 30% degli interessati dalla mobilità internazionale, seguita da Francia, Germania e Regno Unito.

Il XIX Rapporto AlmaLaurea traccia anche l’identikit di chi fa questo tipo di esperienza. La condizione socio-economica della famiglia di origine rappresenta ancora un fattore selettivo. Il 14% dei laureati che accedono all’Erasmus sono figli di genitori a loro volta laureati e solo il 5% hanno padri e madri che non hanno nemmeno la maturità. Anche la classe sociale ha un ruolo importante: l’11% di chi fa l’Erasmus ha un’estrazione più elevata, mentre il 6% proviene da contesti meno avvantaggiati. Ad influire sulla diffusione di queste esperienze è anche la collocazione geografica dell’ateneo.

Le università dell’Italia Nord-orientale, fra le 71 coinvolte nell’Indagine, hanno in generale percentuali di laureati con un’esperienza di studio all’estero con un Erasmus o con un altro programma dell’Unione europea più elevate (11%); all’opposto, nell’Italia meridionale e insulare tali percentuali sono pari rispettivamente a 6 e 7%. Ma la scelta di intraprendere o meno un’esperienza Erasmus dipende soprattutto dalla disciplina di studio: i più interessati sono gli studenti dell’area linguistica (22 su 100), mentre in tutti gli altri gruppi disciplinari, a parte medicina e odontoiatria (16%), architettura (13%), giuridico e politico-sociale (entrambi 10%), la mobilità riguarda meno del 10% dei laureati.

A svolgerne meno, sono i laureati delle professioni sanitarie ed insegnamento (entrambi 2%) ed educazione fisica (3%). Pesa anche la carriera pre-universitaria: chi ha conseguito il diploma liceale con voti elevati ha una maggiore probabilità di svolgere un periodo di studio all’estero durante il percorso accademico. Le esperienze di studio all’estero sono molto più diffuse tra chi ha conseguito un diploma liceale (10%) rispetto a chi si è diplomato in un indirizzo tecnico (6%) o professionale (4%).