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Epilessia a scuola, il timore dei docenti nel somministrare farmaci

Una serie di raccomandazioni ministeriali che regolano la somministrazione durante l’orario scolastico dei farmaci, sia ordinari che di emergenza, per i bambini che ne hanno bisogno. Questo è stato il frutto di anni di battaglie condotte da associazioni come Aice, Associazione italiana contro l’epilessia, per tutelare la salute dei piccoli affetti da qualunque tipo di malattia cronica. Ma anche se le linee guida sono state approvate nel 2005 dall’allora ministro della Sanità Francesco Storace, la loro applicazione pratica continua a incontrare ostacoli, specialmente per l’epilessia.

Le modalità di cura di questo disturbo nelle scuole sono affidate a protocolli regionali che non tutti gli istituti rispettano. “Gli insegnanti spesso rifiutano di dare le medicine ai bimbi, per paura di sbagliare o di affrontare la responsabilità – racconta Rosa Cervellione, presidente della Federazione italiana epilessie – ma si può rimediare diffondendo più informazioni, le persone vanno dotate degli strumenti per affrontare questa realtà“.

Nel caso degli alunni epilettici, la situazione è complicata dall’eventualità che si presentano crisi gravi mentre sono a scuola. “In Emilia Romagna non si incontrano grandi problemi per la somministrazione della terapia ordinaria, cioè dei farmaci che i bambini devono prendere più volte al giorno – spiega il presidente regionale dell’Aice Giovanni Battista Pesce – ma è difficile che il personale sia disposto a intervenire durante gli episodi convulsivi“. Episodi che però riguardano un numero importante di ragazzi. Nel 2009 in regione sono state rilasciate più di 2.000 autorizzazioni per la somministrazione non specialistica di farmaci a scuola, di cui il 40% per epilessia e febbri convulsive. La riluttanza degli insegnanti a gestire queste situazioni deriva anche da una carenza del mercato farmacologico italiano. “Nel nostro Paese per fermare le convulsioni si usano farmaci che si assumono per via rettale – dice Pesce – Ci stiamo battendo perché siano disponibili anche qui medicine a base di Midazolam, che invece si può prendere per via orale“.

Non è solo una questione di farmaci, però. “L’ostacolo principale è l’ignoranza – dice Rosa Cervellione – Non è colpa degli insegnanti, che comunque andrebbero preparati meglio. Il ministero dovrebbe intervenire, predisponendo una formazione specifica su questi temi. Le leggi non possono sostituire la comprensione dei problemi“. Una maggiore disponibilità da parte del personale scolastico però faciliterebbe la vita di molte persone. “Ho conosciuto una madre che stava tutto il giorno nel parcheggio della scuola ed entrava per dare le medicine al suo bambino – racconta Cervellione – Gli istituti dotati di personale infermieristico sono pochissimi, se non si coinvolgono gli insegnanti i genitori sono costretti a gestire i loro tempi di lavoro in base alla terapia dei figli“.

Secondo la presidente della Fie, la strada per andare incontro ai piccoli epilettici e alle loro famiglie è quella della collaborazione. “Non dimentichiamo che gli insegnanti sono prima di tutto persone – afferma – Per sconfiggere i pregiudizi, bisogna alzare il livello di cultura e informazione rispetto a tutto ciò che ruota intorno alla scuola, che è la prima fucina delle discriminazioni. Chi ci lavora deve essere dotato degli strumenti per trasmettere i giusti valori. Il personale non va messo nelle condizioni di rispondere a un’esigenza di cui non sa nulla. Aumentando la consapevolezza, ci saranno sempre più insegnanti disposti ad accogliere i bambini e fare attenzione ai loro bisogni“.

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