ENAM. Errore o ”assalto al tesoretto”?

Se lo sono chiesto alcuni parlamentari di opposizione a proposito della soppressione dell’Enam di cui si è parlato in Commissione Bilancio della Camera nel corso dell’esame della manovra finanziaria.

Anche quei parlamentari hanno cercato, invano, di far correggere il testo del maxiemendamento a proposito della soppressione dell’ente nazionale di assistenza magistrale che non fruisce di alcuna sovvenzione pubblica, perché si regge esclusivamente sul contributo obbligatorio dei maestri di scuola primaria e dell’infanzia.

L’emendamento per evitare la soppressione dell’Enam è stato sostenuto in commissione dall’on. Luciana Pedoto (PD), da Amedeo Ciccanti dell’Udc, e dal capogruppo del Pd, Pier Paolo Baretta. Lo stesso presidente della commissione Giancarlo Giorgetti, ha ammesso che sopprimere l’ente dei maestri in estate, mentre essi sono lontani dal luogo di lavoro, è come un intervento a danno degli operai a fabbrica chiusa.

Ma visto il parere negativo del governo, l’emendamento per salvare l’Enam è stato bocciato.

La Pedoto ha parlato di errore o forse di assalto al tesoretto, alla cassa pagata con i soldi dei maestri. “Forse – ha aggiunto – se si abolisse il contributo che al momento i maestri obbligatoriamente versano al loro ente di assistenza l’Enam forse diventerebbe meno ‘appetibile’.

Come ha calcolato Tuttoscuola, annualmente affluiscono nelle casse dell’Enam, sotto forma di contributi obbligatori dei maestri e degli ex-direttori didattici, circa di 60 milioni euro.

Davvero un bel tesoretto che, cumulato con i valori dei numerosi immobili di proprietà dell’ente, costituisce per il Tesoro una entrata  niente male.