Emergenza Coronavirus: studenti d’accordo con le chiusure, 1 su 5 continua le lezioni ‘a distanza’. Scuole bocciate su prevenzione e informazione

Una decisione saggia, che vuole preservare la loro salute e che, proprio per questo, merita la massima collaborazione. Gli studenti applaudono la scelta di tenere le scuole chiuse nelle regioni d’Italia alle prese con l’emergenza coronavirus. Secondo un sondaggio effettuato in queste ore da Skuola.net – su 5mila ragazzi che frequentano medie e superiori –  ben 6 su 10, tra quelli che abitano proprio nelle zone a rischio, si dicono assolutamente d’accordo con le ordinanze che li stanno tenendo a casa. Il modo migliore per evitare il contagio di massa.

Sarà per questo che in tantissimi, rendendosi conto della bontà di un provvedimento del genere, anziché approfittare dei giorni di vacanza obbligatoria per svagarsi, si stanno attrezzando per limitare gli effetti negativi che la crisi sanitaria potrebbe avere sull’anno scolastico: il 60%, infatti, dice che dedicherà la maggior parte del tempo a studiare per restare al passo col programma. Anche le scuole, dal canto loro, gli stanno dando una mano: per 1 su 5 il proprio istituto ha già attivato formule d’insegnamento ‘a distanza’ (e molti altri sono in attesa di comunicazioni in tal senso).

Una ‘risposta’, quella data da ragazzi, forse figlia se non della paura almeno di una certa preoccupazione che si sta diffondendo anche tra i più giovani. Quasi tutti, sempre nelle regioni interessate dalle misure d’urgenza, stanno modificando le proprie abitudini di vita: il 57% si sta tenendo alla larga dai luoghi più affollati, il 22% sta addirittura evitando di uscire quando non è necessario, solo il 21% sta vivendo come se nulla fosse. Ulteriori conferme arrivano da un altro 35% che, pur essendo favorevole alle chiusure, non pensa bastino ad arginare i rischi.

Ma in tutto il Paese anche gli studenti stanno alzando il livello d’allerta: nelle aree al di fuori della ‘zona rossa’, circa 2 ragazzi su 3 vorrebbero che le scuole chiudessero su tutto il territorio, per precauzione. Perché il timore che l’emergenza possa espandersi in tutta Italia c’è: il 63% si sta preparando psicologicamente, il 26% è certo che avverrà, appena 1 su 10 non pensa che accadrà. Nel frattempo, pure loro stanno cambiando stile di vita: giornata scolastica a parte, il 55% sta evitando luoghi affollati, il 14% preferisce stare direttamente a casa, solo il 31% non si lascia suggestionare.

Come riportare le cose verso la normalità? Ad esempio iniziando ad adottare le norme igieniche di base promosse dagli organismi sanitari sin dall’inizio dell’emergenza globale e ribadite in questi giorni che il COVID-19 è qui (lavarsi spesso le mani, usare disinfettanti, ecc.). Proprio le scuole, dovendo accogliere centinaia di persone contemporaneamente, dovrebbero essere in prima linea. Peccato che, a differenza della didattica ‘a distanza’, su questo punto gli istituti si stiano mostrando carenti: a detta degli studenti, solo a 1 su 2 la scuola mette regolarmente a disposizione saponi o sostanze igienizzanti. Questo in condizioni normali.

Ma l’esplosione dell’emergenza coronavirus non è che abbia cambiato più di tanto le cose. Prima che precipitasse la situazione in Italia, in media solo 1 ragazzo su 4 aveva ricevuto informazioni dettagliate in classe su come evitare il contagio; ad appena 1 su 20 l’istituto aveva anche fornito strumenti per proteggersi. Una situazione che, per quei ragazzi che continuano ad andare a scuola, non è migliorata neanche con il virus alle porte: nell’83% dei casi tutto è rimasto invariato, niente saponi né disinfettanti.