Eliminare il precariato a scuola, una proposta da almeno 600 milioni di euro

Il nuovo anno scolastico inizia con almeno 180 mila docenti precari (uno su 5). I programmi elettorali promettono di ridurre o addirittura azzerare il precariato. Proposte realizzabili o destinate a finire nel “libro dei sogni” delle elezioni 2022? Tuttoscuola continua il “cost checking” analizzando la fattibilità di alcune proposte che riguardano la scuola inserite nei programmi delle forze politiche in gioco.

I calcoli di Tuttoscuola

Il nuovo anno scolastico inizia all’insegna del precariato. Si può stimare (l’ultimo dato reso disponibile dal Ministero dell’Istruzione risale all’A.S. 2020/21) che degli oltre 850mila docenti in cattedra, almeno 180mila (il 21%) sarà a tempo determinato. Questo dato si tradurrà ancora una volta nell’ennesimo balletto delle cattedre, dalle prime settimane fino a ottobre inoltrato, che inciderà negativamente sulla continuità didattica. Sarà l’ultimo anno? Lo promettono i programmi elettorali di vari partiti, a partire dal Centrodestra e da Azione e Italia Viva, che hanno pensato a modi diversi per arrivare all’obiettivo comune. Una proposta politica che costerebbe alle casse dello Stato almeno 600 milioni di euro all’anno se parliamo di portare il precariato scolastico a livelli fisiologici, più di 800 milioni per azzerarlo. Tuttoscuola ha stimato i numeri e gli eventuali costi.

Dalla scuola dell’Infanzia fino alla secondaria di II grado: quanto costerebbe eliminare il precariato

I dati più recenti del precariato nelle scuole statali sono pubblicati ufficialmente sul Portale dati del Ministero dell’istruzione per l’anno scolastico 2020-21 e riguardano in tutto 212.407 docenti con contratto a tempo determinato, di cui 65.187 (il 30,7%) con supplenza annuale su posto vacante o disponibile, e altri 147.220 (il 69,3%) con supplenza fino al termine delle lezioni, ossia al 30 giugno.
Complessivamente l’eliminazione del precariato mediante stabilizzazione dei 147.220 supplenti con contratto fino al 30 giugno costerebbe oltre 823 milioni di euro.
Per gli altri 65.187 supplenti annuali che nel 2020-21 occupavano altrettanti posti vacanti e disponibili la stabilizzazione passa dai concorsi e dalle graduatorie GAE.
Se si volesse portare il livello di precariato a livello fisiologico, occorrerebbe stabilizzare circa 107 mila supplenti precari per una spesa complessiva di circa 600 milioni di euro.

Niente più precariato: la proposta del Centrodestra

Nello specifico la coalizione di Centrodestra ha fatto sua la proposta della Lega per il superamento del precariato nel personale scolastico, prevedendo un Piano straordinario per l’eliminazione del precariato del personale docente. La proposta, nella sua sinteticità di formulazione, non indica però la modalità di attuazione di questo piano straordinario (concorso per titoli ed esami, concorso per soli titoli o altra soluzione), anche se è comunque precisa nel prevedere l’eliminazione (cioè la totalità) del precariato dei docenti. Non indica inoltre nemmeno i confini del precariato (la quantità di servizio prestata da un docente per essere considerato precario), ma è plausibile che possa essere considerato come requisito minimo un anno valido di servizio prestato da supplente nelle scuole statali.

Precariato scolastico: la proposta di Azione e di Italia Viva

Meno dirompente la proposta di Azione e Italia Viva che invece propone sia per i docenti sia per il personale Ata di abbattere la percentuale di personale precario, riportandola così a livelli fisiologici. Difficile definire cosa si intenda per “livelli fisiologici”, ma Tuttoscuola prova a farlo: prima del 2000 la percentuale fisiologica di supplenza era stimata intorno al 5% di tutti i docenti in servizio. Su 800 mila posti di docente (organico di fatto di questi ultimi anni) quel livello fisiologico significherebbe una conferma di circa 40mila docenti precari.

L’incognita dei posti a cui assegnare i precari

Come nella proposta del Centrodestra, nemmeno Azione e Italia Viva definiscono i requisiti di anzianità minima di servizio e le modalità di reclutamento, ma in entrambe le proposte resta comunque una incognita di fondo: l’individuazione dei posti a cui assegnare i precari da assumere, perché sarebbe impensabile o improbabile che si possa procedere ad assumere i precari anche in soprannumero rispetto ai posti disponibili. Una questione che resta quindi tutta da definire, perché in media circa il 70% dei posti di supplenza a cui vengono assegnati i docenti precari con nomina fino al 30 giugno, sono in organico di fatto, non stabilizzati, e, in quanto tali, non disponibili per immissioni in ruolo. Pertanto, se si vuole immettere in ruolo quel 70% di docenti precari, o anche una sola parte, occorrerà stabilizzare in organico di diritto tutti quei posti o, almeno, la parte destinata alla corrispondente quota di docenti precari da immettere in ruolo.
Soltanto dopo avere predisposto la stabilizzazione dei posti che servono, si potrà davvero parlare di riduzione o di eliminazione del precariato.

Tutti gli approfondimenti:

– Quanto costerebbe stabilizzare i docenti della scuola dell’Infanzia
– Quanto costerebbe stabilizzare i docenti della scuola Primaria
– Quanto costerebbe stabilizzare i docenti della scuola secondaria di I grado
– Quanto costerebbe stabilizzare i docenti della scuola secondaria di II grado

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