Elezioni CSPI: un’ordinanza da correggere

È andato a vuoto nei giorni scorsi l’incontro al Miur chiesto dai sindacati per ottenere il rinvio delle elezioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), previste per il 28 aprile prossimo. Oltre alla richiesta del rinvio, sembra che la delegazione sindacale volesse anche rappresentare alcune incongruenze dell’ordinanza che il ministro ha firmato per l’elezione del nuovo organismo collegiale nazionale che andrà a sostituire il decaduto CNPI.

Talune incongruenze sono state segnalate dal sindacato dei dirigenti scolastici (ANP) proprio a proposito dell’elezione dei due dirigenti scolastici. Poiché l’OM prevede che il dirigente sia membro di diritto della Commissione elettorale d’istituto, risulterebbe incompatibile candidarsi. Dovendo votare nel seggio della propria scuola, diventerebbe palese il suo voto.

Occorre con urgenza sanare la svista, prevedendo che il dirigente scolastico non sia membro della commissione elettorale (non era mai successo in passato) e che voti insieme agli altri colleghi in un seggio a parte presso l’ufficio scolastico provinciale (come è sempre successo in passato).

Sono state segnalate anche incongruenze che giustificherebbero un’ampia errata corrige dell’ordinanza, come, ad esempio, la previsione di quattro seggi riservati alla scuola secondaria di I grado contro i tre riservati alla secondaria di II grado: dovrebbe essere esattamente l’opposto.

Il numero minimo richiesto, dieci, di presentatori di lista, oltre ad essere non congruo con le norme elettorali (almeno 20 quando la componente è formata da più di 200 persone) rischia di favorire il proliferare di centinaia di piccole liste, rendendo precario l’intero sistema elettorale.

Le schede, stampate a cura di ogni scuola, dovrebbero riportare numero e motto di ogni lista presentata a livello nazionale. Anziché una scheda, diversa per ogni componente (si pensi al personale di un istituto comprensivo), si rischia di avere un lenzuolo.

Una tempestiva rettifica dell’OM 7 da parte del Miur eviterebbe conseguenze spiacevoli.