Nuova destinazione per il fondo da mezzo milione di euro previsto dalla manovra per promuovere l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole secondarie. A sorpresa, il ministro ai Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha annunciato infatti che la cifra verrà destinata prioritariamente alla formazione degli insegnanti in merito all’infertilità e alla prevenzione della stessa. “E’ stato approvato da questa assemblea un ordine del giorno che impegna il governo a usare tali risorse per fornire moduli formativi rivolti agli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado per aggiornare sui contenuti di interventi educativi e corsi di formazione e prevenzione prioritariamente riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile con particolare riferimento all’ambito della prevenzione dell’infertilità“, ha spiegato il ministro. Un cambio di rotta questo che ha suscitato reazioni forti e contrastanti.
Ad essere toccato dalla polemica è in particolare il comma 578, inserito nel corso dell’esame presso la Camera dei deputati, che reca misure in materia di salute sessuale e educazione sessuale e affettiva. Nel dettaglio viene incrementato di 500.000 euro per l’anno 2025 il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità al fine di promuovere nei piani triennali dell’offerta formativa (PTOF) interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, relativamente alle tematiche della salute sessuale e dell’educazione sessuale e affettiva.
La decisione, comunicata dallo stesso Ciriani in Aula durante una risposta a un’interrogazione della Lega, ha immediatamente sollevato le critiche di chi aveva visto nella misura un passo avanti verso un’educazione sessuale inclusiva nelle scuole. Riccardo Magi, primo firmatario dell’emendamento che aveva introdotto il tema dell’educazione sessuale e affettiva, ha parlato di “retromarcia gravissima” e ha accusato il governo di attuare “un’operazione sporca“. Anche il Partito Democratico ha reagito con forza, definendo la mossa “sconcertante” e accusando l’esecutivo di perseguire un’agenda politica volta a soddisfare “la fissazione sessuofobica” di una parte della destra.
Dall’altra parte, la Lega ha accolto con entusiasmo il cambiamento. “Non ci sarà mai spazio per l’ideologia gender nelle scuole“, hanno dichiarato i leghisti, che hanno visto nel nuovo orientamento un passo decisivo nella loro battaglia contro l’introduzione di tematiche di genere nel sistema educativo. L’approvazione dell’emendamento di Magi era stata infatti fortemente contrastata da gruppi come Pro Vita, che avevano minacciato “barricate” contro l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole.
Il ministro Ciriani ha precisato inoltre che, data la somma limitata a disposizione, i fondi stanziati non avrebbero consentito attività di ampio respiro, come quelle previste dall’emendamento Magi. La nuova destinazione concreta, ha spiegato Ciriani, consisterà principalmente nella formazione degli insegnanti riguardo alle tematiche della fertilità, con un focus particolare sulla prevenzione dell’infertilità sia maschile che femminile.
Come riporta IlSole24Ore, questa linea di intervento ha sollevato ulteriori polemiche, specialmente per alcune dichiarazioni del deputato leghista Rossano Sasso, che ha sollevato la questione dei temi che avrebbe trattato l’educazione sessuale come “il coito, il piacere sessuale, la masturbazione” in relazione a bambini di cinque anni. Le sue parole, però, hanno suscitato una forte reazione da parte di altre forze politiche. Il Movimento 5 Stelle ha definito le affermazioni di Sasso “vergognose e irresponsabili”, sottolineando che l’emendamento riguardava esclusivamente le scuole secondarie e non certo i bambini dell’infanzia.
Anche la capogruppo di Avs, Luana Zanella, ha criticato l’orientamento del governo, definendo la nuova posizione un tentativo di “prendere in giro” il Parlamento e l’intero Paese. In un clima di crescente tensione, si è inserita anche la questione delle ispezioni universitarie avviate dalla ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, contro gli atenei di Roma Tre e Sassari in risposta alle pressioni di Sasso. Circa cento docenti universitari hanno sollevato preoccupazioni riguardo al rischio di compromettere l’autonomia universitaria, mentre dal ministero hanno risposto che non si trattava di vere e proprie ispezioni, ma di un’azione in linea con l’articolo 33 della Costituzione, che tutela l’indipendenza delle università.
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