Educazione e Cittadinanza/3. Lo sguardo internazionale di Silvia Costa e Andreas Schleicher

Un importante contributo alla riflessione sull’educazione alla global citizeship nel XXI secolo è venuto dalla parlamentare europea Silvia Costa e dal direttore della divisione Education dell’Ocse Andreas Schleicher.

Costa ha sottolineato l’importanza strategica delle indicazioni europee in materia di “Rethinking Education” che gli Stati aderenti sono invitati a sviluppare attraverso riforme che potenzino le otto ‘competenze chiave per l’apprendimento permanente’ definite nella Raccomandazione approvata nel 2006 dal Parlamento e dal Consiglio europeo. Una di queste competenze (che sono comunque tutte interdipendenti) riguarda proprio le “competenze sociali e civiche”, che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa attraverso la conoscenza teorica di concetti e l’esercizio di procedure che valorizzino le idee di democrazia, giustizia, uguaglianza, cittadinanza e diritti civili. Ma altrettanto importanti sono la competenza digitale e l’imparare a imparare, da perseguire il prima possibile, fin dalla prima infanzia.

È dall’integrazione fra tutte le competenze, comprese quelle civiche, interculturali e religiose (Costa ha espresso dubbi sulla rigida neutralità in materia del modello franco-belga) che può fondarsi una più forte identità della scuola europea in materia di cittadinanza.

L’intervento di Andreas Schleicher ha ulteriormente allargato il quadro di riferimento del dibattito, inserendovi informazioni comparative e considerazioni – tutte rigorosamente documentate con una impressionante serie di slides – che hanno esteso l’analisi del problema della global citizenship  a livello planetario.

Tra i molti temi interessanti toccati dal responsabile dell’Ocse nel suo denso intervento ne segnaliamo solo due, almeno in questa rapida sintesi, che ci sembrano meritevoli di riflessione e approfondimento.

Il primo riguarda la diversa considerazione che i sistemi educativi orientali (Schleicher ha citato in particolare quello giapponese) assegnano ai ‘valori’ – comportamento, impegno, rispetto dell’autorità -, che vengono addirittura prima delle conoscenze e competenze, a differenza di quanto accade nel mondo occidentale. Valori che non hanno bisogno di essere insegnati e imparati perché appartengono alla cultura diffusa di quei Paesi. E li avvantaggiano anche nei risultati scolastici.

Il secondo tema riguarda l’efficacia del lavoro degli insegnanti, che è tanto maggiore quanto più elevata è la loro capacità di lavorare in gruppo e di preoccuparsi non solo delle conoscenze (Knowledge) e competenze (Skills) dei loro studenti, ma della loro personalità (Character: empatia, resilienza, curiosità, coraggio…) e delle loro competenze metacognitive (Metacognition): la consapevolezza di sé, l’autocontrollo, la capacità di riflessione e di adattamento, la voglia di imparare a imparare a scuola e oltre la scuola. L’interazione di questi quattro elementi può fornire la base della global citizenship per gli studenti del XXI secolo. L’incognita è se i sistemi educativi, soprattutto quelli del mondo occidentale, potranno disporre di insegnanti all’altezza del compito.